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Nella tomba di De Pedisi resti di un'altra persona

Aperta la bara a S. Apollinare. Oltre al corpo di Renatino, le ossa di un secondo cadavere

Lucia Esposito
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Nella bara tumulata nella basilica di Sant'Apollinare ci sarebbe, secondo un primo accertamento degli esperti, il corpo di Enrico De Pedis, della banda della Magliana, detto 'Renatino'. La decisione di riaprire la bara è stata presa nell'ambito dell'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: questa mattina, 14 maggio, in Sant'Apollinare c'erano anche il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Simona Maisto, titolare del fascicolo. Il fratello di Emanuela Orlandi lo considera un passo importante: "E' l'inizio di una collaborazione tra Vaticano e magistratura nella massima trasparenza mi auguro: siamo favorevoli a tutto ciò che può fare chiarezza". La conferma sull'identità del cadavere trovato nella tomba si avrà solo con l'esame del Dna". Ma all'interno della nicchia in cui era murato il sarcofago sono stati ritrovati anche altri resti ossei, che ora saranno sottoposti ad analisi per tentare di capire a chi appartengano. Secondo quanto si è appreso i resti ossei sono stati trovati nel corso delle operazioni di smuramento effettuate per estrarre dal sarcofago con la salma di De Pedis. Le polemiche - La salma sarà quindi traslata, una decisione che dovrebbe mettere fine a una vicenda che tiene banco da anni: era il settembre 2005, quando una telefonata arrivò al programma Chi l'ha visto e un uomo disse che se si voleva sapere la verità su Emanuela Orlandi bisognava cercarla nella tomba di De Pedis. La presenza di una lapide al bandito ucciso nel 1990 per un regolamento di conti ha sollevato moltissime polemiche e, soprattutto, una domanda che ancora non ha ottenuto una risposta: perché il bandito era seppellito in una tomba di così grande prestigio?  "Ispezione della salma" - In una nota, il capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone, spiega: "La perquisizione locale della cripta della Basilica di Sant'Apollinare a Roma e della tomba di Enrico De Pedis" è stata disposta per procedere "all'ispezione della salma e all'analisi del materiale contenuto nell'ossario presente nella cripta, luogo di sepoltura in epoca pre-napoleonica. L'attività investigativa - prosegue la nota - è finalizzata alla ricerca dei resti di Emanuela Orlandi" o di elementi utili per l'indagine sulla scomparsa della ragazzina di 15 anni.  Traslazione della salma - Dopo il probabile ritrovamento, si pone il problema della traslazione della salma di Enrico De Pedis. Pignatone ha precisato che "è una questione che non compete all'autorità giudiziaria. Saranno i familiari di De Pedis ad affrontarla con i responsabili della Basilica o con le autorità vaticane. La procura si è limitata a ordinare la perquisizione della cripta e della tomba per ispezionare la salma e analizzare il materiale contenuto nell'ossario".   I parenti di Emanuela - "La mia non è una battaglia ma un atto d'amore nei confronti di mia sorella. Ha subito un'ingiustizia, non le hanno permesso di vivere la sua vita. Mia sorella è stata   rapita non perchè era Emanuela Orlandi ma perché era cittadina vaticana". Così Pietro Orlandi, Fratello di Manuela. Il cugino, Pasquale Lo Russo, ha dichiarato poco prima della riapertura della salma: "Ho sentito poco fa la mamma di Emanuela, mia zia Maria mi ha chiamato. Voleva venire da me ma non se l'è sentita. Quando ho saputo della scomparsa, il 22 giugno del 1983 avevo pensato a una scappatella amorosa, non avrei mai pensato a una cosa  del genere - ha aggiunto -. Grazie all'interessamento del papà e poi di Pietro, che ha avuto questa caparbietà di poter andare avanti per cercare di arrivare alla verità, oggi si sta verificando qualcosa di   buono, sperando che sia utile - ha sottolineato -. Spero che la verità  venga a galla". A chi gli chiedeva se crede nella pista della banda della magliana, aveva risposto "Sinceramente no".  

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