Equitalia vuole i soldi subitoma il suo cervellone è in tilt da un anno
Il super computer della sede di Roma dopo 12 mesi è ancora in fase di rodaggio
L'aspetto più inquietante è senza dubbio rappresentato dal “cervellone” centrale. Il super computer, che dalla sede di Roma dovrebbe gestire le pratiche in tutta Italia, a un anno di distanza dall'adozione di un nuovo sistema informatico è infatti ancora afflitto dai piccoli e grandi problemi tipici della fase di rodaggio, con la conseguenza che le operazioni risultano spesso rallentate, quando non del tutto impossibili da completare. Ma gli aspetti che possono trasformare l'ingresso in una sede Equitalia in una sorta di caduta in un girone dantesco sono molti di più. Se il livello di esasperazione tra gli italiani ha raggiunto il culmine di cui gli episodi di cronaca degli ultimi giorni sono drammatica testimonianza, sfociando anche in azioni violente per le quali non ci può comunque essere giustificazione, la ragione non è solo strettamente economica. Anzi. Basta entrare in un qualsiasi ufficio del braccio operativo dell'Agenzia delle entrate, e osservare i volti e la postura delle persone in attesa del loro turno, per capire che quello con Equitalia è un rapporto che incarna tutti gli aspetti più critici della già difficile relazione tra cittadini e “cosa pubblica”. In tal senso, è emblematico il quadro che un osservatore esterno si trova di fronte nell'ufficio Equitalia di via San Gregorio a Milano, a pochi passi dalla Stazione Centrale e dal Grattacielo Pirelli. Diviso in due settori, quello informazioni al civico 53 e quello pagamenti e rimborsi al civico 55, l'ufficio ha infatti la peculiarità di essere sempre affollato. E questo non solo per l'enorme mole di pratiche gestite dall'agenzia, che «solamente in Lombardia ha un carico di quasi 6 milioni di cartelle all'anno», spiega Eros Lanzoni, segretario della Fiba Cisl. Ma anche, almeno negli ultimi dodici mesi, per le difficoltà provocate dal “cervellone” centrale zoppicante. «La migrazione dei dati al nuovo sistema, andato a regime solo 15 giorni fa, ha richiesto un anno, nel corso del quale è stato inevitabile incontrare delle difficoltà. - conferma Lanzoni - Anzi, la fase di rodaggio non è ancora del tutto finita, tanto che il sistema sconta ancora qualche errore e difficoltà». Come se ciò non bastasse, a peggiorare la situazione ci si mette il fatto che «non tutti i lavoratori hanno già concluso i corsi di aggiornamento per operare con il nuovo sistema» ammette il sindacalista, cosa che complica ulteriormente la gestione di qualsiasi imprevisto o inconveniente. Risultato di tutto ciò è che la gente in attesa negli uffici supera sempre abbondantemente il numero, in realtà esiguo, di posti a sedere. Non è un caso, quindi, che al civico 55 di via San Gregorio, dove è prassi trovare chiusi metà dei 21 sportelli nonostante decine di persone in attesa del proprio turno, un cartello intimi di “Non sedersi sugli irradiatori di calore”. Né che a pochi metri di distanza, al civico 53, la speranza di un minimo di privacy per gli utenti rappresenti una vera utopia, vista l'esiguità degli spazi che costringe le persone in attesa a invadere l'area a ridosso degli sportelli. Condizioni non proprio ideali per discutere dei propri debiti e affari privati. Anche quando non si rientri tra i casi limite come quello del quarantenne milanese che si è rivolto all'associazione Codici dopo aver scoperto che la casa di proprietà gli era stata pignorata a sua insaputa da Equitalia per un debito di 3 mila euro. O quello dell'imprenditrice che, avendo saldato un debito di 150 mila euro con Equitalia versandolo per errore all'Agenzia delle entrate, che di Equitalia è la principale azionista, si è vista chiedere di nuovo la cifra senza possibilità di trasferirla dall'agenzia al suo braccio operativo. di Dino Bondivalli