Rutelli scrive ai pmper schivare l'inchiesta
L'appello di Ciccionello agli inquirenti
Spunta un documento che dimostra come i petali più grandi della Margherita abbiano preteso, di fatto, di indicare la linea giudiziaria ai magistrati di Roma sul caso Lusi. È un documento ufficiale, anche se non inserito tra gli atti della procura. Si tratta di una lettera vergata su carta intestata della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica che reca la firma dell'ex leader della Margherita, Francesco Rutelli, di Enzo Bianco, presidente dell'Assemblea federale dei Dl, e del deputato Gianpiero Bocci, presidente del Comitato di tesoreria del partito scioltosi nel Pd cinque anni fa. La missiva è data 8 febbraio 2012. Il giorno prima la Guardia di Finanza aveva fatto irruzione a Palazzo Madama, su mandato della procura capitolina, per acquisire documentazione bancaria presso la filiale senatoriale della Bnl relativa al conto corrente intestato a Democrazia e libertà. Le Fiamme Gialle furono bloccate all'ingresso dalla vigilanza interna perché il loro mandato non conteneva la richiesta di accesso alla Camera alta. Lo stesso presidente, Renato Schifani, aveva dato l'altolà ai finanziari appellandosi alle guarentigie parlamentari. Ma, anche se bloccato, il blitz della polizia tributaria indusse i vertici della Margherita ad esprimere per iscritto la loro disponibilità ai pm a fornire loro qualunque documento contabile cercassero, dichiarandosi parte offesa nell'affaire Lusi. «Sin dal momento dell'apertura delle indagini La Margherita e tutte le persone che, a vario titolo, la rappresentano, si sono dichiarate a disposizione degli inquirenti fornendo loro concreti contributi di chiarificazione al fine di giungere, il più rapidamente possibile, alla definizione del procedimento penale», recita la missiva di Rutelli, Bianco e Bocci. Ma a leggere fino in fondo la lettera, emerge molto di più di una semplice dichiarazione di disponibilità a collaborare con l'inchiesta. Non tra le righe, ma nelle parole stesse degli autori della missiva si appalesa esplicitamente la volontà di suggerire ai magistrati il modus operandi giudiziario. Al punto quattro della lettera in cui Rutelli, Bianco e Bocci dichiarano ai pm che “qualsiasi richiesta di informazione e/o esigenza di acquisizione documentale verrà immediatamente soddisfatta”, gli autori danno due precise indicazioni agli inquirenti, che suonano più come due condizioni imprescindibili per fornire i documenti contabili richieste. I big della Margherita non si limitano a sollecitare la procura perché tuteli la “riservatezza della persona offesa”, esortandola in sostanza a non passare le carte agli organi di stampa. I tre autori della lettera che reca il marchio del Parlamento raccomandano letteralmente ai pm di non indagare sui vertici della Margherita, ma di concentrare la lente inquisitoria sull'ex tesoriere Luigi Lusi. Al capitolo «b» del quarto punto dell'epistola, infatti, viene formulata la seguente richiesta agli inquirenti: “Che nessuno sconfinamento avverrà nelle indagini volte all'accertamento dei reati rispetto ai quali si ribadisce la veste di persona offesa de La Margherita, sicuri, anche in questo, che verranno presidiati la libertà e l'insindacabilità delle scelte politiche”. Questa lettera, scritta oltre tre mesi fa, torna di estrema attualità all'antivigilia dell'audizione di Lusi presso la Giunta per le autorizzazioni del Senato, che martedì, o al più tardi mercoledì, sarà chiamata a votare la richiesta d'arresto dell'ex tesoriere diellino avanzata dalla procura di Roma. E tra i tanti elementi che dovrà valutare, la Giunta non potrà non tener conto anche della raccomandazione dei big margheritini alla procura di non sconfinare verso i piani alti del partito. di Barbara Romano