Travaglio e Riotta: lo scazzo finisce in querela
Infinito botta e risposta per come il Tg1 trattò il V Day. Marco e Gianni si danno appuntamento in tribunale
Polemiche velenose, annunci di querele, repliche e controrepliche. Il teatrino tra Marco Travaglio e Gianni Riotta finirà nelle aule di tribunale. Tutto nasce dalle accuse del giornalista del Fatto Quotidiano, che durante la puntata di "Servizio pubblico", ha attaccato il Tg1 dell'epoca Riotta, colpevole di aver dedicato poco spazio al V Day di Beppe Grillo. Pochi secondi, conditi dalle smorfie del conduttore Romita. Ma Riotta non ci sta e in una lettera al Corriere della Sera replica a Travaglio. "Ho dedicato un editoriale alla vicenda Grillo e la copertura delle immagini non fu possibile perché il servizio di sicurezza del V Day ci impedì di entrare con le telecamere. Avevamo il 30% di share, credo che sia stato un bel lancio per Grillo". Riotta attacca - L'ex direttore ha smentito categoricamente le smorfie del conduttore e poi si scaglia contro Travaglio: "Spiace l'accanimento contro il lavoro di tanti colleghi perbene. Da tempo è anche lui un giornalista tv, a lungo della Rai, ma insiste a fare il critico tv. Non si può purtroppo essere giocatore e arbitro, non si può tirare fuori il cartellino rosso professionale contro chiunque non la pensi come noi. C'è un conflitto di interessi". poi, affondo finale: "Il collega di Repubblica Giuseppe D'Avanzo ammonì Travaglio sulla sfortunata vicenda delle vacanze da lui trascorse nel 2003, con varie ipotesi su chi abbia poi effettivamente pagato il conto, in compagnia di un personaggio condannato per mafia, l'ex maresciallo della Guardia di Finanza Ciuro. Travaglio, scrisse saggiamente d'Avanzo, non farti eterno giudice di chi dissente da te, o rischi che, per esempio sulla vicenda vacanze con Ciuro, la condanna senza processo colpisca te". La replica di Travaglio - Il vicedirettore del Fatto ha risposto con un articolo: "Una combriccola di buontemponi della penna si dà convegno ogni giovedì sera su twitter per sparlare di Servizio Pubblico. Si tratta di Pigi Battista, Stefano Menichini, Gianni Riotta e altri noti desertificatori di giornali e di ascolti. Riotta mi ha datto dell'impreciso, poi ha cominciato a divagare, che è la cosa che gli riesce meglio. Mi accusa pure di conflitto d'interessi perché collaboro con un programma tv e critico altri programmi tv: forse confonde la libertà d'informazione con l'omertà. Infine s'avventura pericolosamente nelle mie ferie in Sicilia del 2003, di cui stento a comprendere l'attinenza col Tg1 e Grillo: le definisce sfortunate e parla di varie ipotesi su chi abbia poi effettivamente pagato il conto. Spiacente di deluderlo, ma quelle vacanze furono fortunatissime e il conto lo pagai io. Però fa bene Riotta a invocare i tribunali: infatti ci vediamo lì".