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Le trappole di "Repubblica" per convertire Cl alla sinistra

Usa il caso Formigoni per condizionare il Movimento. Ma Càrron segue solo il Papa (e Giussani)

Antonio Socci
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Ieri Il Fatto ha involontariamente soccorso don Juliàn Carrón e Cl. Pubblicando documenti clamorosi, filtrati dal Vaticano, che capovolgono l'interpretazione fasulla che era stata data dell'articolo scritto per Repubblica dall'attuale responsabile di Comunione e liberazione. Quello di Carrón - a leggere Repubblica - sembrava quasi un clamoroso mea culpa, un inginocchiarsi di fronte agli avversari di sempre, seguito da quella sorta di «scelta religiosa», fuori dal mondo e dall'incarnazione, che don Giussani aveva avversato fin dagli anni Settanta.  Soprattutto Repubblica aveva presentato l'articolo come una «scomunica» a Formigoni (reo di aver governato bene, ma facendo vacanze in mari esotici) e una rottura con il passato di impegno dei ciellini.  Certi avversari di Cl hanno cantato vittoria come se Carrón avesse condannato il movimento identificandolo «con l'attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita» non cristiani. Sentenza che – va detto – nessun giornale ha mai emesso su Cl, perché tutti sanno che è falsa (posso dire per esperienza che il popolo ciellino è meraviglioso). Era dunque impossibile che fosse lo stesso leader di Cl ad avallare insinuazioni così offensive e generiche. Tanto è vero che – come dicevo - Il Fatto ieri ha pubblicato due documenti inediti filtrati dalle mura vaticane che dissolvono il colossale equivoco.  La visita al Meeting - Il primo documento è una nota del segretario di Stato cardinal Bertone del 9 dicembre 2011 con la quale informa il segretario del papa che il Santo Padre ha deciso di accogliere l'invito del Meeting di Rimini e di recarvisi in visita il prossimo agosto in occasione del trentennale del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl e della visita del suo predecessore, papa Wojtyla, allo stesso Meeting. Che il papa abbia deciso ai primi di dicembre del 2011 significa che nessuno potrà adesso leggere l'eventuale visita dell'estate 2012 come un avallo alla presunta «purificazione» di Cl sbandierata da Repubblica. E significa soprattutto che il Pontefice a dicembre del 2011 stimava la Fraternità di Cl come la stimava trent'anni fa o nel 2005, quando è morto don Giussani. Il secondo documento inedito pubblicato dal Fatto è la lettera del marzo 2011 che fu mandata da don Carrón al Nunzio apostolico in Italia a proposito della successione episcopale a Tettamanzi, nella diocesi di Milano. La lettera non è un'iniziativa di Carron: è la Santa Sede che, secondo la consuetudine, ha consultato per quella nomina diversi soggetti ecclesiali, compresi i movimenti, che dovevano dire la loro «in tutta franchezza e confidenza». Dunque quella di Carrón era la risposta a una richiesta. Ora l'ennesima fuoruscita di documenti riservati può essere seccante per Carrón, ma non tutto il male viene per nuocere: questa lettera infatti permette di interpretare in modo corretto il suo articolo su Repubblica. Cosa dice infatti la missiva? La sintesi del Fatto è grossolana e superficiale: «In questa lettera Carrón suggerisce di nominare Scola anche per la sua sensibilità all'area politica di centrodestra». In realtà il ragionamento di Carrón è molto più profondo e complesso: egli anzitutto descrive «lo stato della Chiesa ambrosiana», «la crisi profonda della fede del popolo di Dio» e la perdurante «crisi delle vocazioni». Osserva inoltre: «la presenza dei movimenti è tollerata, ma essi vengono sempre considerati più come un problema che come una risorsa». Poi aggiunge: «dal punto di vista della presenza civile della Chiesa non si può non rilevare una certa unilateralità di interventi sulla giustizia sociale, a scapito di altri temi fondamentali della Dottrina sociale e un certo sottile, ma sistematico “neocollateralismo”, soprattutto della Curia, verso una sola parte politica (il centrosinistra) trascurando, se non avversando, i tentativi di cattolici impegnati in politica, anche con altissime responsabilità nel governo locale in altri schieramenti». Ovviamente, come sottolinea il giornale di Padellaro, Carrón si riferisce qui principalmente a Formigoni. Il sacerdote prosegue: «questa unilateralità di fatto [...] finisce per rendere poco incisivo il contributo educativo della Chiesa al bene comune, all'unità del popolo e alla convivenza pacifica». Per tutte queste ragioni, Carrón, a nome del suo movimento, indicava nel Patriarca di Venezia Scola «l'unica candidatura» che riteneva adeguata, precisando che «con questa indicazione non intendo privilegiare il legame di amicizia e la vicinanza del Patriarca al movimento di Comunione e liberazione, ma sottolineare il profilo di una personalità di grande prestigio e esperienza». Potremmo notare che la manina che ha fatto uscire fuori dalle mura vaticane questa lettera riservata probabilmente aveva intenzione di danneggiare il cardinale Scola, sottolineandone la vicinanza a Cl. Ma questi giochetti curiali qui non ci interessano. La lettera pubblicata dal Fatto spazza via quanto riportato su Repubblica da Gad Lerner, il quale afferma che dei «dirigenti ciellini» – che sarebbero «vicini» a Carrón e che «chiedono di preservare l'anonimato» – gli avrebbero testualmente dichiarato: «Carrón ha sofferto tanto negli ultimi anni per la deturpazione che alcune figure di spicco infliggono alla vera natura del movimento». La lettera riservata di Carrón alla Santa Sede, del marzo 2011 dice esattamente l'opposto. Sempre i soliti anonimi, che dicono di essere stati vicinissimi anche a don Giussani, avrebbero rivelato a Gad che «da un decennio almeno c'era chi, dall'interno, invano si opponeva al disegno politico impersonato da Formigoni e, in seguito, da Maurizio Lupi». Testimonianza unica - Qui c'è veramente da ridere perché di questa «opposizione» dentro Cl a Milano non si era mai accorto nessuno. Che sia perfino ridicola posso testimoniarlo personalmente perché essendo stato io il primo e unico ciellino ad aver pubblicamente, e per diversi anni, contestato l'eccessiva presenza di politici, di Cdo e imprenditori al Meeting, posso affermare che mai nessuno di questi sedicenti «oppositori» si appalesò. Anzi, diversi colonnelli ciellini sui giornali mi risposero polemicamente, qualcuno duramente. Mi viene dunque da sorridere oggi, quando leggo nell'articolo di Lerner che, a proposito della forte presenza dei ciellini nei centri decisionali lombardi e nelle opere, in questo decennio, «Don Carrón sopportava, ma non apprezzava. E con lui il portavoce Alberto Savorana» e poi «Davide Prosperi, Michele Faldi, Roberto Fontolan, il presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz e Giorgio Vittadini» (che della Cdo è il fondatore).  Tuttavia Lerner – che è un osservatore intelligente – va letto bene. Nel suo articolo è evidente la volontà di dividere Cl in cattivi (i formigoniani da scomunicare) e buoni che magari scrivono sull'Unità e dovrebbero portare Cl in uno schieramento di centrosinistra che ambisce a governare la Lombardia. Analogamente ieri Ernesto Galli della Loggia sul Corriere pretende che l'impegno politico dei ciellini ora si indirizzi verso una coalizione più vasta (Monti?), uscendo dal ghetto minoritario (lo storico non è stato informato che già da venti anni i politici di Cl lavorano in un partito laico-liberale che ha avuto fino a ieri  il 38 per cento e – checché si pensi di Berlusconi – è stato per anni maggioritario nel Paese). Ma a tutto questo l'articolo di Carrón è estraneo. Egli, come faceva don Giussani quando più forte era l'impegno dei suoi in opere culturali, sociali, educative, politiche, ha semplicemente ricordato che la salvezza non viene da progetti e azioni proprie, ma da Cristo. Che ogni giorno occorre ripartire da Lui e seguirlo (cosicché anche le malignità altrui o le accuse ingiuste o il riconoscimento delle proprie miserie possono aiutare la conversione). Cl, dice Carrón, non insegue l'egemonia o il potere, ma vuole solo testimoniare umilmente Cristo, salvezza della vita. di Antonio Socci 

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