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Ci stanno facendo la cresta:petrolio ko, la benzina no

I petrolieri ci stanno facendo la cresta

La crisi fa scendere il costo del barile ma non i prezzi alla pompa

Giuliano Zulin
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La notizia è di venerdì sera. Il petrolio, inteso come Wti, è sceso sotto i fatidici 100 dollari per la prima volta dal 13 febbraio. In particolare il greggio “dolce” americano in consegna a giugno ha ceduto 4,05 dollari, ovvero il 3,95%, per attestarsi a   98,49 dollari al barile. In calo anche l'altro petrolio,  il  Brent di Londra, che è stato scambiato intorno ai 112   dollari al barile. La discesa è frutto delle cattive previsioni sulla ripresa, soprattutto negli Stati Uniti. Però c'è il rovescio della medaglia: in fin dei conti se cala l'oro nero, dovrebbero costare meno anche benzina e gasolio... E invece no. Non bastavano le tasse di Monti che hanno incoronato il carburante italiano come il più caro d'Europa: nel loro piccolo anche i grandi operatori italiani  stanno frenando sui ribassi alla pompa, tenendosi in tasca un po' di centesimi.  Al distributore - Immaginiamo già la prima obiezione: i listini al distributore non sono determinati dal Wti o dal Brent, ma dal Platts, ovvero quel poco conosciuto indice londinese che fissa quotidianamente i valori dei prodotti raffinati. Ebbene, pure le quotazioni internazionali di benzina e diesel   (in euro) sono adesso ai minimi rispettivamente da metà febbraio e   dall'inizio di marzo, mentre i margini lordi delle compagnie si confermano   in entrambi i casi ben oltre la media dei tre anni precedenti. In particolare, sul mercato del Mediterraneo, continuano a calare notevolmente i   prezzi dei prodotti raffinati, con la verde a 611 euro per mille   litri (-9,6) e il diesel a 653 euro per mille litri (-7,3). Dal 27 aprile siamo al quinto ribasso consecutivo sulla benzina e dal 2 maggio al secondo sul gasolio.  Incongruenze - Eppure questo calo non si trasferisce immediatamente sul prezzo finale (tutto il contrario di quello che succede con le accise)  perché sui carburanti la dinamica degli operatori è diversa:  si è infatti osservato - spiegano dalla Figisc-Confcommercio - che, nell'intervallo di quindici mesi (dal gennaio 2011 al marzo 2012),  le variazioni giornaliere del Platts sono seguite da una variazione del ricavo industriale esattamente inversa all'andamento del prezzo internazionale con una frequenza del 45,3% delle giornate per il prodotto benzina e del 52,5% per il prodotto gasolio. Tradotto: in questo momento di calo del prezzo Platts le compagnie ci stanno guadagnando. Per questo stiamo assistendo a dei ribassi col contagocce.  Apripista - L'altro ieri a fare da apripista, come spesso accade, è stato Eni,   che ha tagliato di un solo centesimo il prezzo raccomandato   della benzina. Più cauta TotalErg, scesa di 0,5 centesimi sempre sul   prodotto leggero, mentre Shell ha ridotto di 5 millesimi la benzina e   di un centesimo il gasolio. Giù anche le no-logo, che praticano   sconti fino a 13 centesimi rispetto ai grandi marchi. E così le medie   nazionali sono attorno a 1,89 euro al litro per la benzina, a 1,77 per il  diesel e a 0,87 per il Gpl, mentre le punte massime registrano 1,968   euro al litro per la verde, 1,805 per il diesel e 0,903 per il Gpl. Il passo indietro insomma c'è, ma non si vede. E poi ci si domanda perché nel 2012 s'è venduto un miliardo di litri in meno di carburante... di Giuliano Zulin

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