Monti e Merkel, il patto segreto per far fuori la Francia
Italia e Germania voteranno in contemporanea le misure salva-Europa: più rigore per noi, più crescita da Berlino. Mario vuol sostituirsi a Sarkò e Parigi
Un patto politico per salvare l'Europa. Quello che Libero ha definito nei giorni scorsi "Pacco d'acciaio" tra Italia e Germania potrebbe diventare realtà tra poche settimane, quando Mario Monti e Angela Merkel, a quanto riferisce Repubblica, presenteranno perfettamente sincronizzati nei rispettivi parlamenti Fiscal Compact e Fondo Salva-Stati affinchè vengano ratificati. Il succo è semplice: più rigore per noi e più crescita per i tedeschi. Da leggere anche come: "meno rigore cieco sui conti" da Berlino, per usare le parole del ministro degli Affari europei Moavero. Sincronizzati - Ci stanno lavorando da settimane Monti, Moavero e il viceministro dell'Economia Grilli da ua parte, Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble dall'altra. Ma si tratterebbe di una vera e propria collaborazione parlamentare, con una delegazione di onorevoli tedeschi a seguire i lavori in Camera e Senato per poi riferire al Bundestag, mentre lo stesso Schaeuble sarà ascoltato dalla commissione esteri del Senato con uno tra Moavero e Grilli a fare lo stesso a Berlino. L'obiettivo di Monti e Merkel è arrivare al Consiglio europeo in programma a fine giugno con Fiscal Compact e Growth Compact già votati e promossi. Adieu Sarkò - A guidare Monti non c'è solo l'interesse per la sopravvivenza dell'Eurozona (far allargare le maglie al rigore della Merkel è condizione vitale) ma anche una sottile strategia politica: non a caso, infatti, l'accelerazione nei rapporti con la Germania coincide con l'impasse di Parigi, impegnata nelle presidenziali e con il socialista Hollande possibile nuovo leader con una linea decisamente meno filo-tedesca di quella di Sarkozy. Avvicinare Roma a Berlino potrebbe significare anche tornare alla carica su un tema caro a Monti e molto meno alla collega Angela: gli eurobond, i titoli unificati della zona euro che giocoforza peserebbero e tanto sulle spalle della Germania. E intanto il tema della crescita non è più un tabù: l'Italia ha spinto con successo per spostare i 430 miliardi di euro previsti dall'Ue per il quinquennio 2014-2020 sulla crescita, convincendo Germania, Francia, Olanda, Finlandia, Austria e Danimarca.