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Almasri, l'Anm risponde a Giorgia Meloni: "Si è fatta disinformazione, iscrizione doverosa"

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"Si è fatta disinformazione". L'Associazione nazionale magistrati replica così a Giorgia Meloni. Il segretario Salvatore Casciaro, intervenuto ai microfoni di Omnibus su La7, contesta al premier il fatto di aver parlato "di un avviso di garanzia che suppone in realtà che ci sia un atto dell'indagine, tant'è che è una comunicazione che in qualche modo coinvolge anche il difensore dell'indagato in relazione a un atto che può essere un interrogatorio, un atto irripetibile".

Per la toga, però, "nulla di tutto questo" è avvenuto e "mi stupisce che si sia parlato pubblicamente anche da parte di esponenti del governo di avviso di garanzia quando la legge costituzionale prevede tutt'altro in ipotesi di questo tipo". La differenza? "L'avviso di garanzia - spiega facendo riferimento al caso Almasri - suppone un atto dell'indagine e qui l'indagine la fa il Tribunale dei ministri, la fa un altro organo e non la procura".

Quanto avviato nei confronti del presidente del Consiglio, del ministro dell'Interno, della Giustizia e al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio "è una iscrizione, che in qualche modo è doverosa quando c'è una notizia di reato circostanziata come emerge dagli organi di stampa". Casciaro fa sapere che "c'è stata una denuncia che è stata presentata e come sappiamo c'è una legge costituzionale, la numero 1 del 1989, che prevede che la procura della Repubblica non possa svolgere delle indagini ma si limiti a recepire la notizia di reato e a trasmettere gli atti ai ministri. E la comunicazione di iscrizione è un atto dovuto a garanzia del ministro indagato o dell'esponente indagato, tant'è che viene invitato a presentare delle memorie dinanzi al cosiddetto Tribunale dei ministri, il quale svolgerà le sue indagini e deciderà nell'arco di 90 giorni previsto dalla legge costituzionale".

 

 

E ancora, tornando sulla carcerazione e la liberazione del generale libico, "fino al video della presidente Meloni in cui si è parlato per la prima volta di sicurezza nazionale, in relazione a questa vicenda io non ho sentito una parola dal ministro Nordio per spiegare il perché per alcuni giorni non si è dato alcun corso a questo tipo di richiesta in relazione a un soggetto attinto da un mandato internazionale per fatti di inaudita gravità. In questo quadro, da osservatore esterno, mi è sembrato un atto necessitato la trasmissione al Tribunale dei ministri affinché svolga degli accertamenti".

Ecco allora che Casciaro passa alla difesa dei colleghi: "Se ci fossero delle notizie" di reato "assolutamente fantasiose, ci può essere un margine di discrezionalità. Io sono certo che i magistrati della procura di Roma come tutti i magistrati esercitano con disciplina e onore e alta professionalità il loro compito e indubbiamente, come deve essere, fanno il loro dovere senza fermarsi di fronte a soggetti che rivestono anche incarichi importanti sul versante politico. È un dovere fissato dalle norme costituzionali. I colleghi di Roma, di Milano, di Napoli, di qualsiasi procura d’Italia si comporterebbero allo stesso modo".

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