Togati del Csm contro Nordio perché ha detto la verità sui pm
I magistrati del Consiglio superiore della magistratura, l’organo presieduto dal capo dello Stato e che secondo la Costituzione dovrebbe garantire loro l’autonomia e l’indipendenza, hanno chiesto ieri a se stessi di essere “tutelati” dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sembra uno scherzo ma è quanto si legge in una nota, firmata in maniera convinta da tutti i togati del Csm e dal laico del Pd Roberto Romboli, che stigmatizza le affermazioni pronunciate da Nordio il giorno prima in Parlamento in occasione della sua relazione sullo stato della giustizia.
Le parole di Nordio avrebbero, scrivono i magistrati del Csm, compromesso il «prestigio dell’indipendente esercizio della giurisdizione», così da creare un «turbamento della credibilità della funzione giudiziaria». Ma cosa aveva detto di terribile Nordio?
Dopo aver elencato i risultati raggiunti in questi due anni di governo, il ministro era passato ad affrontare il tema della riforma della separazione delle carriere fra pm e giudici. Riforma attesa da trenta anni e contro la quale si è scatenata da settimane l’Associazione nazionale magistrati con i suoi giornali di riferimento. Secondo l’Anm, in particolare, con questa riforma il pm diventerà una sorta di super sceriffo, che farà solo indagini a suo piacimento, e che sarà poi oggetto di controllo del governo. Tutto ovviamente falso in quanto la riforma Nordio non prevede minimante che il pm, come avviene invece negli Stati Uniti, sia assoggettato al potere politico. Nordio, che per quaranta anni ha fatto il magistrato, aveva poi raccontato ai parlamentari che lo ascoltavano cosa succede quotidianamente nelle aule dei tribunali e dunque dello strapotere del pm che “crea” indagini, con la clonazione di fascicoli, aprendone di “occulti" ed “eterni” (...)