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Carlo Nordio libera Abedini e Bonelli invoca Craxi... a sproposito

Pietro Senaldi
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Angelo Bonelli ha gettato il cervello oltre l’ostacolo. Sia detto attingendo ai canoni dell’ironia e al diritto di critica con il sorriso sulle labbra, ma non pare abbia fatto uno sforzo erculeo. Questione di grammi. Poi ha provato precipitosamente a recuperarlo, ma non si è vista una differenza apprezzabile. Ci riferiamo alla reazione a caldo, e controreazione meditata, del leader dei Verdi quando ha appreso che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha depositato la richiesta di revoca degli arresti per Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano che l’Italia ha fermato prima di Natale in esecuzione di un mandato di cattura statunitense. Tre giorni dopo, il regime degli ayatollah ha incarcerato la reporter italiana senza alcuna motivazione se non farne un oggetto di trattativa. «Ora è chiaro a tutti (perfino a lui, con quasi una settimana di ritardo; ndr) che la liberazione di Cecilia Sala è stata frutto di uno scambio. Giorgia Meloni ha chiesto prima il permesso sia a Joe Biden sia a Donald Trump. Ci fa rimpiangere l’autonomia decisionale di Bettino Craxi, dimostrata nel caso di Sigonella nel 1985». Così parlò Bonelli, prima che probabilmente qualcuno dei suoi gli facesse notare che la liberazione di Abedini è quello che i Verdi hanno chiesto dal primo momento al governo: l’alternativa sarebbe stata lasciare Sala in mano ai boia islamici, e d’altro canto Craxi, opponendosi ai missili Nato a Sigonella, ha giocato con il proprio destino politico e non con la vita di un’innocente.

Contrordine compagni, il Pico della Mirandola ambientalista si è subito corretto: «Nordio ha fatto bene. Certo, Craxi difendeva gli interessi italiani decidendo in autonomia e mantenendo la sovranità nazionale». A questo punto, per pietà, nessuno ha voluto ricordargli di tutte le volte in cui l’uomo, per criticare Giorgia Meloni, si è scagliato contro qualsiasi cosa si avvicinasse al concetto di sovranismo. Forse val la pena spezzare una lancia in suo favore: sbagliamo noi a prendere sul serio Bonelli, andrebbe trattato come uno dei tanti personaggi folkloristici che animano la sinistra parlamentare e, a fine legislatura, dovremmo mandargli un biglietto di ringraziamenti per averci fatto divertire con i suoi numeri, come l’interpretazione spacca-timpani del “Ragazzo della via Gluck” nell’aula di Montecitorio. L’episodio ha però un che di significativo; ricorda come l’opposizione agisca in base a riflessi pavloviani: primo e unico, attaccare Meloni, anche quando fa quello che le chiediamo. Per carità, Verdi e compagni sono liberi di criticare la maggioranza come vogliono, ma sappiano che, avanti così, non si va lontano e si perde la faccia. Anche perché, per dirla tutta, non è andata come Bonelli sostiene quando parla di scambio: l’ordine d’arresto americano era poco circostanziato e le richieste di chiarimenti e di meglio sostanziare il provvedimento fatte dalla Corte d’Appello di Milano non hanno mai avuto risposta dagli Usa.

 

 

Al leader Verde val solo la pena di rammentare che con il nemico si tratta, così fan tutti. Perfino Israele, che la sinistra considera uno Stato criminale, arrivò a liberare, insieme ad altri 1.026 terroristi palestinesi, il futuro capo di Hamas nonché mente del massacro del 7 ottobre, Yahya Sinwar, condannato a quattro ergastoli, per riavere in cambio un solo uomo, il caporale Gilad Shalit. Questioni di priorità e rispetto della vita. Bonelli dovrebbe capire poi che, con le dichiarazioni fatte prima di mordersi la lingua, dà la sgradevole impressione di non essere poi tanto felice della liberazione di Sala, quasi che con essa gli fosse venuto meno un buon argomento per contestare il governo; questa, forse, sua autentica priorità.

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