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Cpi, il governo italiano sta con gli Usa: non firma contro le sanzioni, rottura nella Ue

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Il governo italiano e Giorgia Meloni si schierano con Donald Trump: il nostro esecutivo infatti rifiuta di firmare la dichiarazione congiunta sottoscritta da 79 Paesi membri delle Corte penale internazionale, dichiarazione in cui venivano criticate le sanzioni degli Stati Uniti nei confronti dell'organismo internazionale.

Secondo i firmatari - tra i big Ue ci sono Germania, Francia e Spagna, oltre alla Gran Bretagna - le sanzioni alla Cpi "comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo", oltre ad "aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale".

Ad innescare lo scontro, come detto, la mossa di Trump, che ha firmato un ordine esecutivo contro il Tribunale dell'Aia per aver preso di mira Usa, Israele e i suoi alleati. L’ordine prevede sanzioni finanziarie e il blocco dei visti per tutti i funzionari della Corte coinvolti nelle indagini su Usa e alleati. Nel testo diffuso dalla Casa Bianca si vieta l'ingresso negli Stati Uniti a dirigenti, dipendenti e agenti della Cpi, oltre che ai loro familiari più stretti e a chiunque si ritenga abbia assistito il lavoro investigativo della Corte. Il decreto prevede anche il congelamento di tutti i beni detenuti negli Usa da queste stesse persone.

Il governo italiano, insomma, ha rifiutato di schierarsi contro Trump. La Cpi, per inciso, sta giocando un ruolo centrale anche nella vicenda Almarsi, un altro fattore da tenere presente per inquadrare la situazione.

Contro l'ordine esecutivo di Trump si è schierata anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che su X ha scritto: "La Cpi garantisce la responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo.  Deve poter perseguire liberamente la lotta contro l'impunità globale. L'Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale", ha concluso von der Leyen.

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