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Ue, fondi segreti per imporci il Green Deal: i dettagli del caso che ha travolto Timmermans

Alessandro Gonzato
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Il Qatargate, a confronto, è cosa da pivelli. C’è del marcio, oltre a una folle ideologia, nella transizione ecologica voluta strenuamente dalla sinistra? Il quotidiano olandese De Telegraaf sgancia la bomba: la Commissione europea «avrebbe pagato gruppi ambientalisti per promuovere “i piani verdi” dell’ex commissario Frans Timmermans». Fondi segreti in cambio di pressioni. Il socialista, anche lui olandese, è stato vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per il Green Deal dal 2014 al 2023 e per un quadriennio è stato anche commissario per il Clima. L’inchiesta del Telegraaf, che sta facendo tremare l’eurocamera, cita contratti riservati tra cui uno da 700mila euro «per orientare il dibattito sull’agricoltura».

La Commissione Ue, riporta il giornale, «avrebbe usato fondi provenienti da un budget di diversi miliardi, destinato a sussidi per il clima e l’ambiente, per sostenere la cosiddetta “lobby ombra”». Chiariamo: al parlamento europeo i lobbisti sono ammessi, c’è un registro apposito e il regolamento è stato rafforzato – almeno sulla carta – dopo lo scandalo delle mazzette in cambio di favori a Qatar, Marocco e altri Paesi arabi (dicembre 2022). E però stando al Telegraaf negli anni si sarebbe sviluppato un giro vorticoso di fondi sospetti.

 

LE PROVE
Il sistema sembra consolidato, tanto che i gruppi ambientalisti – si legge – dovevano mettere nero su bianco i propri risultati. Ci sarebbe il caso dell’European Environmental Bureau – un gruppo di organizzazioni ambientaliste – che avrebbe ricevuto l’incarico di fornire almeno 16 esempi di come l’europarlamento avesse reso più stringenti le normative ambientali grazie alla sua pressione.

Nel Green Deal rientrano alcuni dei più contestati provvedimenti decisi dall’Unione Europea come lo stop alla produzione di veicoli a benzina e diesel dal 2035 e le maxi multe che dal primo gennaio vengono comminate alle case automobilistiche che non raggiungono gli standard nella vendita dell’elettrico (per l’a.d. di Renault, Luca de Meo, si potrebbe arrivare complessivamente a 15 miliardi quest’anno). Tutto all’interno dell’obiettivo della “neutralità climatica dell’Ue” entro il 2050 e il passaggio alla mobilità ad “emissioni zero”.

Nella transizione green un capitolo fondamentale riguarda la “legge sul ripristino della natura”, che sarebbe stata spinta – dietro pressioni – da 185 organizzazioni ambientaliste. Tra i punti principali della “Nature Restoration Law” – crociata di Timmermans, di socialdemocratici e Verdi – contestatissimo, c’era quello di imporre agli agricoltori di lasciare il 10% dei terreni a maggese, e la stessa norma doveva essere applicata da Copenaghen a Mazzara del Vallo senza tener conto delle diversità climatiche, oltre al danno devastante alle singole economie.

Dopo proteste di fuoco c’è stato un ravvedimento, e però – per restare in Italia – Coldiretti ieri è tornata a tuonare: «Pretendiamo trasparenza e chiediamo che la Commissione Ue faccia chiarezza sul caso Timmermans. Per anni sono stati criminalizzati come il male assoluto i produttori agricoli e i coltivatori diretti, erigendo alcune delle associazioni ambientaliste più importanti a giudici di un tribunale della storia che pretendeva di condannarli, in particolare quelli italiani. L’inchiesta del Telegraaf», prosegue Coldiretti, «ha svelato ciò che avevamo denunciato con fermezza già anni fa sollevando ripetutamente dubbi su presunti conflitti d’interesse. Siamo stati i primi a denunciare l’imbroglio verde, a dire che dietro il falso ambientalismo ci potesse essere altro, compreso il business dei cibi fatti in laboratorio».

Secondo Dirk Gotink, eurodeputato olandese e componente della commissione Bilancio, «c’erano liste redatte dalle lobby con i nomi di tutti i politici che dovevano essere contattati». Gotink afferma di aver avuto accesso ai documenti riservati visionati dal quotidiano. «Questa», sottolinea, «non è una campagna diffamatoria contro gli ambientalisti. Fare lobbying è un loro diritto: il problema è il comportamento della Commissione Ue. Ora» - Gotink apre un altro capitolo potenzialmente incandescente «vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi, come la migrazione». Rimaniamo (per ora) all’ambiente.

Per rendere meglio l’idea di cosa sia il Green Deal, di quali giganteschi interessi muova, basti pensare che l’Unione Europea ha previsto «almeno un trilione di euro di investimenti sostenibili nel prossimo decennio», cifra pubblicata sul sito della Commissione. Nel dettaglio, 600 miliardi saranno presi dal “NextGenerationEu” e dal bilancio settennale dell’Unione. C’è un’altra testimonianza pesante, quella del commissario al Bilancio, il polacco Piotr Serafin, centrista anche lui del Ppe: «Non è opportuno stipulare accordi che obblighino le Ong a esercitare pressioni sugli eurodeputati. Sfortunatamente», attenzione, «queste pratiche in passato si sono verificate, e devono essere sradicate».

CANNONEGGIAMENTO
Il capodelegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza – coordinatore dei Conservatori – va all’attacco: «Se venisse tutto confermato saremmo di fronte a un Timmermans-gate, una gravissima interferenza sulle dinamiche democratiche del parlamento e un uso scandalosamente improprio da parte dell’Europa di risorse che avrebbero dovuto essere usate a beneficio degli agricoltori. Stiamo depositando un’interrogazione urgente».

Durissima pure la Lega: «Sarebbe l’ennesima conferma di quanto questa Ue sia distante dalla gente, una bolla di eurocrati che mette i propri interessi prima di quelli dei cittadini». Il leader dei sovranisti olandesi, Geert Wilders, è caustico, su X: «Timmermans, male, male, male». Timmermans respinge ogni coinvolgimento e twitta come niente fosse: «Elaborare piani per ripristinare la natura e aiutare gli agricoltori con un’agricoltura sostenibile». A corredo la foto di alcune mucche. Al momento non risultato dichiarazioni di Pd e affini.

 

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