Giorgia Meloni "la più potente d'Europa": ecco come si arriva al massimo riconoscimento
«Giorgia Meloni persona più potente d’Europa». Lo è da qualche tempo, ma ieri è arrivato il riconoscimento di Politico.eu, gli occhi degli Stati Uniti sul Vecchio Continente. Il giornale che gli americani hanno fondato per capire cosa accade da questa parte dell’Oceano, e raccontarlo a chi conta dalla loro, ha messo la premier italiana in testa alla lista delle 28 principali personalità della Ue, sciorinata nel corso di una pomposa cerimonia, con tanto di spiegazioni.
«Prima di diventare presidente del Consiglio, Meloni e il suo partito di destra, Fratelli d’Italia, spaventavano le forze centriste europee» motiva l’autorevole testata americana. «Ma da quando la signora è a Palazzo Chigi, ha impresso una svolta moderata alla sua formazione politica e ora svolge un’importante funzione di collegamento (bridge, ponte, scrive Politico) tra le destre europee, come quella ungherese di Viktor Orbàn, e gli altri leader del Continente. Un ruolo che, con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, potrebbe ricoprire anche con gli Stati Uniti».
MEGLIO DI URSULA
Considerazioni che arrivano a meno di una settimana dal primo viaggio in Europa del futuro presidente Usa, a Parigi, in occasione dell’inaugurazione della cattedrale di Notre Dame restaurata, accompagnato da Elon Musk. Un appuntamento che è stato una sorta di G7, con bilaterali e incontri privati tra i potenti del mondo. Meloni, a cui Politico.eu riconosce di «aver incrementato i consensi alle elezioni di giugno» e che già a settembre negli Usa era stata premiata da Musk, chiamato dalla premier a consegnarle il prestigioso Global Citizen Award, nella capitale francese ha parlato per un quarto d’ora a tu per tu con The Donald. Il presidente si è profuso in complimenti, definendola «un vulcano, una donna fantastica, piena di energie» e invitandola a gennaio a Washington, alla cerimonia per il suo insediamento alla Casa Bianca.
L’analisi di Politico.eu è un colpo durissimo alla narrazione dei progressisti nostrani, che per anni hanno sostenuto che Meloni al governo avrebbe isolato l’Italia. Ma si tratta anche di uno schiaffo ai vari Emmanuel Macron, Pedro Sanchez, Olaf Scholz, a tutti i leader sinistri che hanno cercato di creare un cordone sanitario intorno alla premier italiana, provando a opporsi alla nomina del fedelissimo, Raffaele Fitto (quinto nella categoria disrupters, innovatori), a vicepresidente della Commissione Ue.
La sola ad avere capito il ruolo a cui Meloni era destinata è stata Ursula von der Leyen, che di fatto l’ha cooptata, appoggiandovisi malgrado Fratelli d’Italia non l’abbia votata alla presidenza della Commissione. Mossa necessaria, che è valsa alla leader tedesca il primo posto nella categoria doers, le persone che fanno, designazione che l’anno scorso era toccata proprio a Giorgia.
In effetti la confermata presidente avrà molto da fare «per trasformare la Ue in un’entità più dinamica e strategicamente rilevante» come scrive Politico.eu; ma l’efficacia della sua azione passerà anche dal suo rapporto con il premier italiano.
È chiaro che il primato in classifica, più che un riconoscimento, è un endorsement che gli americani fanno a favore di Meloni, un’indicazione alla Ue della strada da seguire se si vogliono avere eccellenti rapporti con la Casa Bianca. Di fronte a un simile riconoscimento, viene da ridere a rileggere i ragionamenti della stampa anti-governativa a ridosso delle elezioni Usa, con sapienti analisti che provavano a spiegare come per la premier italiana, visti i suoi buoni rapporti con Joe Biden, sarebbe stato meglio se avesse vinto Kamala Harris. Pare infatti che l’ex presidente Usa sia il primo a non essere sconvolto dal successo di Trump.
AVVISO ALLA GERMANIA
A conferma della centralità dei rapporti con gli Usa, primo nella categoria dei dreamers, sognatori, è risultato l’olandese Mark Rutte. Al segretario generale della Nato non potranno mancare visione, passione e fantasia nel ridisegnare i rapporti all’interno di un’Alleanza Atlantica che Trump vuole cambiare profondamente. Ma l’indicazione più significativa, dopo quella della Meloni, è forse quella del leader della Cdu tedesca, Friedric Merz, cancelliere in pectore in quanto probabile prossimo vincitore delle elezioni in Germania. Il politico vince la categoria delle personalità dirompenti, disrupters. Anche questa pare una rotta da seguire indicata dagli Stati Uniti. L’Unione deve cambiare e non può farlo se non cambierà la Germania, lo Stato più popoloso e, malgrado la crisi che lo colpisce, ancora più ricco e potente.