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Gran Bretagna, il manuale ai poliziotti: "Vietato dire anziano"

Simone Di Meo
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Mentre gli Usa di Donald Trump iniziano a demolire il rudere woke, i cugini inglesi provano una strenua resistenza del politicamente corretto. Così si sono inventati ben 9 pagine di bon-ton inclusivo che le forze dell’ordine dovranno adottare obbligatoriamente per non urtare la suscettibilità di alcuno. Gli agenti non potranno più usare parole come «pecora nera», «lista nera» e «segno nero» perché il riferimento a quel colore è razzista, triviale, primitivo.

Al posto di «donna incinta» viene suggerito il più neutro (e incomprensibile) «persona incinta» per «racchiudere nella categoria anche individui non binari o transgender». Bandito pure il termine «fede» al fine di evitare un linguaggio troppo «cristianocentrico» che magari potrebbe indispettire un kamikaze pronto a farsi saltare in aria sul London Bridge.

 

 

 

Vien da pensare che le forze dell’ordine dovranno preoccuparsi, durante un inseguimento o un arresto particolarmente concitato, di osservare alla lettera queste indicazioni sfogliando il dizionario dei sinonimi e dei contrari per essere massimamente «non discriminatori».

Dunque, nel linguaggio dei cops scompariranno pure riferimenti agli «anziani grigi e noiosi» o alle «donne in menopausa» per rinunciare a «un linguaggio potenzialmente offensivo» e che «rischia di porre certi gruppi come inferiori o superiori agli altri». Tutti dovranno essere messi sullo stesso piano (inclinato). E se c’è da lodare un «adulto maturo» che si è comportato in maniera irreprensibile, magari denunciando un crimine, il poliziotto dovrà ricordare che si tratta di una definizione problematica perché «implica che i giovani non possano essere anche loro maturi». Meglio farsi i fatti propri, a questo punto. E dimenticarsi del bravo «uomo maturo».

 

 

 

Il documento, spiegano gli illuminati ideatori, descrive il genere come «una costruzione sociale legata ai comportamenti e agli attributi», aggiungendo che «esiste una gamma più ampia di identità di genere oltre al solo maschio e femmina». Esattamente il contrario di quel che il mondo, dopo vent'anni di pazzie woke, sta finalmente capendo.

C’è da aggiungere che la svolta gender ha suscitato più sfottò che applausi. Un veterano della divisa come Festus Akinbusoye, il primo commissario di polizia di colore del Regno Unito, ha definito la guida «assolutamente folle», chiedendosi perché il termine «sbiancare» (whitewashing) non fosse incluso nelle espressioni off-limits. Anche James Esses, psicoterapeuta e attivista, ha criticato le linee guida, definendole «una follia totale»: «È un insulto alle donne essere chiamate “persone incinte”. È ridicolo che la polizia venga influenzata da questa ideologia».

E della stessa idea sono anche i sindacati delle forze dell'ordine e i politici del partito conservatore. Chissà se, in un prossimo futuro, il galeteo inclusivo non arrivi a contaminare pure lo 007 più famoso del Regno. Sarebbe triste sentirlo presentarsi così: «Il mio nome è Bond, James Bond. Agente del dialogo e della diplomazia non coercitiva». 

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