Putin e le trame di Mosca: la strategia tra pace e dissenso
La parola “incidente” nella Russia di Vladimir Putin suona uguale a “raffreddore” nell’Unione Sovietica quando un membro del Politburo era già trapassato. Non è una spiegazione e non è un’ammissione: è una sfumatura. Il nuovo zar del Cremlino è un po’ come Fonzie di Happy Days, che non riusciva a pronunciare “scusa”, e un po’ come gli agenti dell’ex Kgb, di cui porta il marchio di fabbrica. Al massimo concede questo alla ricerca della verità sull’aereo azero precipitato per cause innaturali in Kazakistan con 38 morti che potevano essere anche di più.
È stato tirato giù dalla contraerea russa su territorio russo, e di giallo c’è davvero poco, ma la versione ufficiale parla di incidente, che racchiude tutto e non spiega niente. In una telefonata al collega presidente dell’Azerbaigian, Ilham Alijev, Putin si sarebbe scusato esprimendo cordoglio per le vittime e i loro familiari, come l’Agenzia Tass si è affrettata a comunicare (si fa per dire, considerati i tre giorni trascorsi dal «tragico incidente»). Questa la linea dettata dal Cremlino a Baku, con il creativo eufemismo delle «interferenze fisiche e tecniche esterne» che hanno provocato il disastro. Quanto alle cause, è un’altra storia. Mosca è disposta a concedere solo che mentre l’Embraer 190 delle linee aeree azere stava per atterrare, l’antiaerea russa era impegnata a respingere un massiccio attacco di droni ucraini su Grozny, Mozdokj e Vladikvakaz. Ma che il disastro sia responsabilità dei russi non è scritto da nessuna parte e il nesso di causalità non c’è (...)
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