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Monsignor Pizzaballa, tra ebrei e palestinesi: chi è l'uomo del Papa in Terra Santa

Maurizio Stefanini
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«Parlare adesso di amicizia tra israeliani e palestinesi è un po’ come battere l’aria, diciamo la verità. Però dobbiamo lavorare perché la vicinanza tra questi due popoli diventi una realtà concreta e vissuta che in questo momento sembra qualcosa di assurdo». Parole dette dal Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, quando andò al Meeting di Rimini ad agosto. Nove mesi dopo che, a nove giorni dall'attacco del 16 ottobre 2023, si era detto pronto ad offrirsi in cambio dei bambini in ostaggio di Hamas. Quattro mesi prima la querelle scatenata da Papa Fracesco, con l’accusa a Israele di «crudeltà» per non avere fatto entrare Pizzaballa nella Striscia di Gaza.

Il tutto fa intendere lo sforzo che effettivamente il Patriarca fa per mantenersi al di sopra delle parti in uno scenario incandescente, pur rendendosi conto per primo della difficoltà di riuscirci. Una volta, riuscì perfino a organizzare una preghiera comune col presidente israeliano e col palestinese Abu Mazen. Hamas, però non ha mai risposto. Piccata, l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha invece subito puntualizzato che «contrariamente alle false accuse pubblicate oggi sui media, la richiesta di entrare a Gaza del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, è stata accolta, come già avvenuto in passato e secondo le sue preferenze». E in effetti poi ieri ha potuto celebrare una messa prenatalizia nella Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City, alla presenza di alcune decine di membri della piccola comunità cristiana del territorio. «A Natale celebriamo la luce e ci chiediamo dove sia la luce. Questo è uno dei luoghi dove c'è la luce», ha detto.

 

 

 

Un ruolo straordinariamente complicato per un bergamasco 59enne che in effetti sarebbe come formazione soprattutto uno studioso. Francescano, nominato cardinale il 9 luglio del 2023 e in carica dal 30 settembre successivo, è nato a Cologno al Serio, dove vive ancora la madre Maria Maddalena, cui è legatissimo. E nel Duomo di Bergamo è stato ordinato vescovo nell’ottobre 2016. Ma gran parte della sua vita l’ha trascorsa a Gerusalemme, dove è stato per più mandati Custode di Terra Santa, e dove dopo essere stato dal 24 giugno 2016 amministratore apostolico sede vacante del patriarcato di Gerusalemme dei Latini il 24 ottobre del 2020 è diventato lui patriarca. Un incarico che presenta due importanti differenze rispetto alla gran parte degli altri presuli cattolici del Medio Oriente.

La prima è, appunto, che a Gerusalemme c'è il principale nucleo di fedeli di rito latino in una regione dove invece predominano anche tra i cattolici riti orientali: maronita, greco, siriaco, cadeo, armeno, copto.... La seconda è che mentre la gran parte delle altre chiese cattoliche del Medio Oriente hanno fedeli di lingua araba, Pizzaballa ha anche fedeli di lingua ebraica, in cui lui stesso è fluente, grazie ai suoi studi di Biblista (è stato anche professore assistente di ebraico biblico e giudaismo presso lo Studium Biblicum Franciscanum e lo Studium Theologicum Jerosolymitanum). Sono per lo più o israeliani che si sono convertiti, o figli di cattolici immigrati in Israele e cresciuti nell'ebraico, e per loro nel 1995 ha curato la pubblicazione del Messale Romano in lingua ebraica. Gli viene dato anche di aver risanato una situazione finanziaria difficile del Patriarcato.

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