Angela Merkel fa impazzire la sinistra milanese: "Io femminista, ma a modo mio"
Angela Merkel è stata la prima donna cancelliera della Repubblica Federale tedesca, la carica più importante della Germania, eppure a chi allora le chiedeva se si considerasse una femminista, non sapeva dare una risposta precisa. «Sentivo di non poter dire né sì né no. La mia testa lavorava freneticamente, potevo essere un modello perle altre donne, specie per le ragazze. Forse lo ero». Alla stessa domanda, formulata ieri da Walter Veltroni nel salone d’onore dell’Ispi di Milano, Merkel ora risponde netta: «Sì, sono femminista. A modo mio. Non come lo intende la sinistra», dice proprio così la discepola di Helmut Kohl.
Femminista ma rispettando i ruoli diversi, «senza annullare le prerogative delle donne», e senza prendersela con gli uomini. Nella sala affrescata l’applauso scatta forte dopo un’ora che vola via tra politica estera, economia ed Europa. Mario Monti Letizia Moratti siedono nelle prime file, tante le personalità riunite nell’Istituto di via Clerici che sforna gli ambasciatori del nostro Paese e che ieri si è riempito per la presentazione dell’autobiografia di Angela Merkel dal titolo Libertà (730 pagine, edita da Rizzoli): il racconto di una vita divisa tra i due Stati tedeschi- fino al 1990 nella Ddr, poi nella Germania riunificata. L’autrice ricorda che all’inizio non fu presa sul serio dai suoi colleghi di partito: «Questa donna viene dalla Ddr, capisce veramente i valori dell’Occidente?». Ne parla anche a proposito della sua infanzia ed ecco la risposta: «Io ovviamente non vi auguro di vivere sotto una dittatura, ma anche sotto la dittatura si può capire cosa è la libertà».
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Il libro è un «viaggio nel tempo» attraverso uno scenario internazionale profondamente mutato. Lei pensa che la democrazia oggi sia in pericolo in Occidente?, le chiedono. «Nell’89 non potevo certo immaginare che la democrazia sarebbe stata messa in discussione. Per me la democrazia è quella liberale e richiede tolleranza, bisogna essere pronti ad accettare i compromessi e le minoranze, però oggi la democrazia è sotto pressione».
Sul conflitto in Ucraina, Merkel non ha dubbi: «Putin calpestai nostri valori, la Russia non deve vincere questa guerra». Mentre sugli Usa di Trump e il rischio dazi, «sono ancora oggi un grosso problema e con Biden non sono migliorati molto. Gli interessi Usa sono sempre messi in prima linea e rappresentati. L'Europa potrà farvi fronte solo in modo unito».
Ma non è ancora tempo per avere “Gli Stati Uniti d’Europa”, «da anni cerchiamo di farlo e anche la Germania ha sue responsabilità. Cerchiamo di fare l’unione di capitali ma ci sono fraintendimenti tra banche e casse di risparmio», ha aggiunto. «Dobbiamo percorrere una via europea », ha detto rammaricandosi dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue: «Mi sono sentita abbandonata». Tuttavia, «l’Europa non può rimanere cristallizzata nella sua forma attuale. Una politica comune per la difesa è un obiettivo importante. L'Europa, come ha detto Draghi, deve diventare più concorrenziale e lo deve fare in modo congiunto. Germania e Francia possono avere opinioni diverse ma l’Ue non è solo fatta da Germania e Francia».
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Sui sorrisetti maliziosi di lei e Sarkozy all’indirizzo di Silvio Berlusconi, assicura che non è vero niente. Nessuna parola sul governo Meloni, ma nell’affrontare il tema dell’immigrazione, Merkel auspica una ricetta che sembra richiamare il Piano Mattei: «È importante tutelare i confini dell’Europa, l’Italia perla sua posizione è il primo approdo e l’Europa deve aiutare e affrontare il problema dell’immigrazione illegale. Bisogna investire in Africa, se vogliamo che la popolazione non emigri». Sul Medio Oriente, «dobbiamo fare tutto il possibile per garantire l’esistenza di Israele».