Ucraina, i cecchini sparano sulla folla: massacro a Kiev
La Crimea filorussa pronta a dichiarare l'indipendenza, gli agenti della Transcarpazia giurano fedeltà al popolo. La Ue: blocco a visti e aiuti
Ha scritto in un ultimo tweet «muoio» e si è accasciata a terra con il collo insanguinato, pettorina della Croce Rossa e cellulare in mano. Infermiera, 21 anni, colpita, ma per fortuna non uccisa, mentre protestava in piazza a Kiev, potrebbe essere Olesya Zhukovskaya un simbolo di quel che sta accadendo in Ucraina, destinato forse negli anni futuri a restare nella memoria allo stesso modo del miliziano ucciso in Spagna, della bambina bruciata dal napalm in Vietnam o del giovane cinese con la busta in mano che affrontava una colonna di carri armati durante i giorni della Tienanmen. Lo scenario di guerra civile si intensifica in senso tecnico, per il fatto che dopo la secessione di fatto in chiave anti-Yanukovich decisa dall'assemblea regionale di Leopoli a nome dell'Occidente ex-asburgico, anche il presidente dell'assemblea della Crimea prevede una quasi sicura dichiarazione di indipendenza se il Paese dovesse sfasciarsi: un annuncio che in questo senso non è anti-Yanukovich, ma in fondo neanche a suo favore, visto che è notorio come la maggioranza russofona della penisola non abbia mai gradito di essere stata assegnata nel 1954 all'Ucraina, e sogni solo la prima occasione possibile per tornare con Mosca. Dall'altra parte invece sembra che la polizia della Transcarpazia, regione sud-occidentale, sia passata dalla parte dei manifestanti: secondo il sito Gazeta.ru i comandanti regionale e delle truppe speciali avrebbero prestato «giuramento al popolo» nel palazzo della Regione occupato dai manifestanti. Ma lo scenario di guerra civile si intensifica anche e soprattutto per il mero conteggio dei cadaveri che continuano ad ammucchiarsi: completamente fallita la tregua proclamata da Yanukovich «per evitare il sangue», il ministero della Sanità parlava di 64 morti e 551 feriti da martedì, ma l'ambasciatore italiano Fabrizio Romano riferiva di almeno una cinquantina di morti solo nella mattinata di ieri, mentre il capo del servizio medico dei manifestanti ha riferito alla Cnn di almeno 100 morti e 500 feriti. Tra questi ultimi, quattro minorenni e due cittadini stranieri. Il ministro dell'Interno Vitaly Zacharenko ha autorizzato le forze di polizia ad aprire il fuoco contro gli oppositori «per autodifesa» secondo quanto previsto dalla legge, dicendo che hanno ricevuto armi per la loro «operazione antiterrorismo» e potranno essere utilizzate munizioni vere. E in effetti il giornalista del Guardian Ian Traynor ha raccontato di aver visto quattro cecchini della polizia, due dei quali che sparavano verso la folla dei manifestanti «con armi automatiche munite di obiettivo telescopico». I manifestanti hanno risposto facendo prigionieri 67 poliziotti e riprendendosi il controllo di Piazza Indipendenza. Ammutinamento anche al Ministero degli Esteri, con 264 diplomatici che hanno aderito a un appello comparso sulla pagina Facebook del ministero degli Esteri ucraino senza l'assenso del ministro, e cui si dice che «è giunto il momento di un compromesso» e si chiede «a tutte le parti di fare tutto il possibile per fermare il bagno di sangue nel nostro Paese». E è ammutinamento anche alla delegazione ucraina alle Olimpiadi di Sochi, dove circa metà dei 45 atleti membri ha deciso di tornare a Kiev anzitempo. Dicendosi «sconvolto dalle immagini delle forze di sicurezza ucraine che sparano con armi automatiche contro il proprio popolo», Obama ha intimato al presidente ucraino Viktor Yanukovich di «ritirare immediatamente le forze di sicurezza dal centro di Kiev e di trovare una soluzione al conflitto attraverso mezzi politici». Con Yanukovich si sono incontrati i ministri degli Esteri francese Laurent Fabius, tedesco Frank-Walter Steinmeier e polacco Radoslaw Sikorski, che prima di tornare a Bruxelles avevano comunque in agenda anche altre colloqui, con esponenti sia del governo che dell'opposizione. Im base al loro rapporto, quasi sicuramente il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'Ue che è stato convocato deciderà di punire il governo di Kiev con sanzioni mirate: revoca dei visti e sorveglianza, nonché il congelamento dei beni di un certo numero di responsabili. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha già detto che «se i militari interverranno contro l'opposizione, i legami con la Nato saranno seriamente danneggiati». Pressioni che secondo Mosca sono «un ricatto», volto a rendere il governo di Kiev «uno zerbino». di Maurizio Stefanini