Vladimir Putin e il gas siberiano, la mossa per conquistare la Cina: Russia sempre più super-potenza
Si fa ancor più stretta l' intesa fra Russia e Cina, dopo che ieri è stato inaugurato dai presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping un ambizioso gasdotto che alimenterà ulteriormente lo sviluppo industriale cinese. Se Pechino continuerà a essere "officina del mondo", conquistando mercati coi suoi manufatti, lo dovrà sempre più a Mosca, che fornisce l' energia necessaria. L' opera è costata 55 miliardi di dollari e ha un nome azzeccato, "Sila Sibiri", in russo "Forza della Siberia". Inizia dai giacimenti metaniferi di Chayanda, nella regione della Yakutia, e di Kovytka, vicino a Irkutsk, e si spinge a Sudest per 4.000 chilometri, rifornendo anche città russe della Siberia orientale, per poi passare il confine cinese sul fiume Amur. Qui sta il "fulcro" dell' apparato, ovvero l' attraversamento sotterraneo del grande fiume siberiano, con un doppio tunnel lungo oltre un chilometro che scende di decine di metri nel sottosuolo. Leggi anche: "L'arma atomica che ci garantisce per decenni": Putin alza la tensione UNA SFIDA SOTTOZERO Altra curiosità, la condottura vanta un rivestimento isolante in "nanocompositi", cioè materiali sintetici ottenuti con le nanotecnologie, che garantiscono la piena efficienza del trasporto di gas anche in caso di temperature glaciali, fino a 62 gradi sottozero, non infrequenti in Siberia in barba al "riscaldamento globale". Il Sila Sibiri incorpora inoltre misure antisismiche e rivestimenti interni speciali per far scorrere meglio il metano. Giunto in Cina, il tubo, del diametro di 1 metro e 40, s' allaccia poi al gasdotto fra Heihe e Shanghai, lungo un' ulteriore tratta di ben 3.300 chilometri. Il nuovo gasdotto affiora a Heilongjiang, al confine con la Russia, ed entra nelle province di Jilin e Liaoning. Da ieri l' opera ha iniziato a funzionare, sebbene a ritmo ridotto, pari a una portata di 5 miliardi di metri cubi all' anno, ma gradualmente aumenterà il flusso arrivando nel 2025 a un massimo di 61 miliardi di metri cubi annui (l' equivalente del consumo di gas annuo del Brasile), dei quali 38 miliardi destinati alla sola Cina. Sia Putin che Xi hanno esultato per il completamento dell' opera, iniziata nel 2014 dopo il relativo accordo fra la russa Gazprom e la cinese CNPC. Secondo il presidente cinese, il gasdotto segna l' inizio di una nuova fase della cooperazione sino-russa e costituisce un esempio di collaborazione reciprocamente vantaggiosa. «È necessario mettere al primo posto la sicurezza e l' affidabilità del funzionamento del gasdotto. Al secondo posto, invece, c' è il rispetto dell' ambiente. È importante prestare particolare attenzione alla protezione ambientale, occuparsi dello sfruttamento delle risorse nell' interesse di uno sviluppo ecologico, efficiente dal punto di vista energetico e a basse emissioni di anidride carbonica", ha detto Xi durante la cerimonia. Per il capo del Cremlino, «così celebriamo 70 anni di rapporti diplomatici fra noi e la Cina. E così il partenariato strategico russo-cinese tocca un livello del tutto nuovo». Putin ha poi ricordato che il gasdotto contribuirà a raggiungere lo storico obbiettivo di raddoppiare già entro il 2024, portandolo a 200 miliardi di dollari, il valore dell' interscambio Russia-Cina, che ha toccato 100 miliardi nel 2018. Questo solo gasdotto fornirà il 10 % di tutto il gas consumato dai cinesi e farà sì che la Cina diventi il secondo maggior cliente del metano russo dopo la Germania, che lo importa mediante le doppie tubazioni del North Stream, adagiate sul fondo del Mar Baltico. LA RIVALITÀ CON GLI USA La partita è anche politica, poichè i cinesi si svincoleranno sempre più dal costoso gas liquefatto americano che arriva nel Paese con navi gasifere richiedenti ingombranti apparati portuali di rigassificazione. E si sa che gli USA restano per Mosca e Pechino un rivale geopolitico da cui è meglio non dipendere. Pù in generale, appare come la Russia si inserisca nel progetto di "nuova via della seta" con la funzione di "centrale energetica" del gigantesco sistema commerciale eurasiatico che farebbe ritornare verso Est il perno del mondo, come ai tempi di Marco Polo. È come se Russia e Cina si coprissero le spalle a vicenda, concentrando le loro risorse vitali sul continente eurasiatico, lontano dagli oceani e dalla supremazia navale delle portaerei americane. Anche per questo, ad esempio, i cinesi si sono creati uno sbocco al mare nel porto pachistano di Gwadar, collegato per ferrovia e strada con la Cina, in modo da evitare coste più vulnerabili, come quelle vicino allo stretto della Malacca. Già i due giganti parlano di un prossimo "gasdotto dell' Altai" che potrebbe essere iniziato dopo il 2020, portando per 2800 km ulteriore metano, fino a 30 miliardi di metri cubi l' anno, stavolta dalla regione di Chelyabinsk fino alla provincia cinese dello Xinjiang, quel "Far West" che Pechino sta colonizzando a costo di chiudere nei lager gli indigeni uighuri. di Mirko Molteni