Carola Rackete contro Greta Thunberg: "Non possiamo lasciare ai bambini certe responsabilità"
L' invidia è un mostro dagli occhi verdi, anche quando ci si occupa di tematiche verdi. Lo sa bene Carola Rackete, la paladina dei migranti appena riconvertitasi alla difesa dell' ambiente: non essendoci più Salvini, deve aver capito che non vale più la pena far politica sulla pelle degli immigrati ma dà più visibilità fare prediche contro il riscaldamento globale. Sennonché quel posto è già occupato, quella battaglia viene già portata avanti da qualcun altro: una ragazza celebre di nome Greta che ha la metà degli anni di Carola ma il doppio del successo. E questo deve dare un po' fastidio alla comandante della Sea Watch, e alimentare quella competizione o gelosia tra donne che non perde mai occasione di affiorare. E così, intervistata ieri da Il Venerdì di Repubblica, la Rackete fa emergere il suo punto di vista critico sulla giovanissima attivista svedese. Sì, «ha grandissimi meriti», spiega, ma «non possiamo lasciare ai bambini o ai teenager certe responsabilità. Spero che alla fine saranno gli adulti ad attivarsi». E ancora: «Fridays for Future ha un solo leader, Greta. Nei movimenti è meglio avere più di un rappresentante». In un sol colpo Carola dà a Greta della bambinetta e dell' egocentrica, una che pretende di fare tutto da sola senza esserne in grado, mentre nel mondo «ci sono alcuni ragazzi strepitosi che stanno organizzando proteste, e di cui nessuno parla». Ah, gelosia carogna. EROINA SALVA-PROFUGHI È evidente che Carola lo dice anche per interessi personali, per auto-accreditarsi dal momento che lei stessa ora sta costruendo il suo profilo di attivista sul ruolo di testimone dell' allarme ambientale. Grazie alla sua immagine di eroina salva-profughi già gira per il continente come una trottola, facendo conferenze a destra e manca, venendo invitata in panel, appuntamenti ufficiali, sedi istituzionali. Ora intende far lo stesso come icona ecologista, promuovendo suo il libro in uscita dopodomani Il mondo che vogliamo (Garzanti), quasi una risposta a La nostra casa è in fiamme di Greta, e lanciando lo stesso monito a «salvare il pianeta» che potrebbe andare incontro a una catastrofe intorno al 2050 (un po' di originalità no, eh?). Anche sui rimedi per far fronte al dramma ambientale la ricetta di Carola è identica a quella di Greta. Indovinate un po'? Smettere di prendere gli aerei. Solo che la Rackete è ancora più drastica della Thunberg, cioè non si limita a fare appelli globali, a suggerire politiche agli Stati e ai potenti, ma pretende di poter interferire nella libertà personale. Per essere intervistata e fare promozione al proprio libro, ad esempio, ha imposto al giornalista del Venerdì di sobbarcarsi a un viaggio Roma-Vienna di tredici ore e quarantotto in treno, affinché non prendesse l' aereo, da lei giudicato troppo inquinante. Quando si dice rispettare il diritto all' autodeterminazione altrui E ancora, Carola chiede che nel medio periodo tutti gli aerei si svuotino, le tratte si dimezzino e le stesse compagnie aeree falliscano, accorgendosi che quel business non è «più conveniente». A tal fine, iniziando a usare il Noi come il Mago Otelma, Carola profetizza: «Nel mondo che noi vogliamo gli aerei saranno usati pochissimo, e mai per andare in vacanza. Oggi c' è chi vola da Barcellona a Londra nel weekend solo per fare shopping. Questo non dovrebbe più accadere». Che vadano quindi in malora i resort thailandesi che vivono di turismo mondiale o i negozi di lusso frequentati da clienti internazionali. Che venga seppellito il libero commercio e il libero spostamento, in nome del fanatismo delle Carola di turno . EFFETTI COLLATERALI Eccolo là, il totalitarismo ambientalista che non solo limita la libertà individuale ma auspica il fallimento di un intero sistema grazie a cui campano e lavorano milioni di persone. È l' Ideologia che pretende di affermarsi a prescindere dai costi umani, considerati effetti collaterali trascurabili, come nelle peggiori dittature del passato. Peccato tuttavia ci siano due contraddizioni non da poco. Carola cerca di impedire a tutti di spostarsi come vogliono, ma lei stessa consente a pochi (i migranti) di spostarsi dove non possono. Violando acque territoriali e norme internazionali. E ancora: lei si schiera ferocemente contro i voli aerei, ma si dimentica che gli spostamenti su nave - di cui è protagonista, essendo capitana di un' imbarcazione - sono inquinanti più di quelli su gomma. Si vede però che l' inquinamento delle navi ong è cosa buona e giusta e non impatta sulla salute del pianeta. Che il traffico di esseri umani sia per Carola l' unica forma di mobilità consentita? di Gianluca Veneziani