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E se vendessimo la cittadinanza?Malta lo ha fatto

Chiunque potrà diventare cittadino dell'isola dietro pagamento di 650 mila euro

Nicoletta Orlandi Posti
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Rischia di diventare un caso diplomatico la nuova legge approvata martedì dal Parlamento maltese secondo cui chiunque potrà diventare cittadino dell'isola (con libero accesso quindi all'Ue) dietro pagamento di 650 mila euro. La spregiudicata manovra del governo de La Valletta potrebbe portare nelle casse della piccola isola circa 30 milioni di euro già il primo anno, ma potrebbe anche provocare effetti collaterali nei rapporti con l'Europa e gli Usa, oltre a danneggiare potenzialmente la reputazione del Paese e del suo settore bancario.  Secondo la nuova legge (approvata con 37 voti a favore e 30 contro) basterà passare un controllo della fedina penale e sborsare la lauta cifra per diventare immediatamente cittadini maltesi. La conseguenza è che i paperoni che potranno partecipare al programma avranno la possibilità di muoversi liberamente all'interno dell'Ue. Darà inoltre la possibilità di recarsi negli Usa senza visto, secondo un accordo stipulato da Washington con vari Paesi tra cui Malta.  La nuova norma è stata sostenuta con decisione dal governo de La Valletta, nonostante il 56% dei cittadini dell'isola fosse contrario (solo il 26% è a favore). Anche a livello politico le proteste sono accese, con manifestazioni tenute di fronte al Parlamento maltese e con il leader dell'opposizione che ha dichiarato che revocherà la cittadinanza ai ricchi neo-maltesi nel caso venisse eletto primo ministro. A regime il programma potrebbe attrarre tra le duecento e le trecento domande all'anno, con introiti quindi in crescita per le casse governative negli anni futuri.  Per Bruxelles la nuova legge potrebbe rappresentare una questione spinosa perché va a colpire nel profondo uno dei vuoti legislativi dell'Unione Europea. Mentre la circolazione delle persone interna all'Unione è infatti libera, l'entrata nell'Unione è regolata da regole diverse a seconda dei paesi. Proprio ieri un portavoce della Commissione Europea ha confermato che la decisione di Malta è perfettamente legittima, dato che «le regole per l'entrata e la residenza  (in uno Stato membro, ndr) non sono armonizzate sotto la legge Europea» e che «è competenza di ogni Stato membro la stesura delle regole per l'acquisizione della cittadinanza».  La nuova legge maltese è il primo caso in assoluto all'interno dell'UE di vero e proprio acquisto di cittadinanza, una forma legale più vicina ai paradisi fiscali (come Singapore ad esempio o l'isola di Saint Kitts nei Caraibi) che all'Ue.  Al momento programmi lontanamente simili esistono anche in altri Paesi Ue (Portogallo ed Austria ad esempio), ma con criteri molto più rigorosi. In Portogallo la cittadinanza viene data infatti solo dopo 5 anni di residenza e dopo che il richiedente abbia investito 500 mila euro in immobili (la somma sborsata deve quindi portare un chiaro contributo all'economia reale). In Austria la cifra richiesta è invece addirittura di 10 milioni di euro e anche in questo caso deve essere investita nell'economia reale (3 milioni nel caso di donazioni a opere pubbliche).  Nel caso di Malta invece non è richiesto nessun investimento che contribuisca al benessere dell'economia (basta semplicemente versare i 650 mila euro al governo) e la cittadinanza viene elargita immediatamente. La forma legale non proprio moderna, oltre al fatto che i nomi dei neo-cittadini verranno tenuti segreti, ha scatenato le proteste dell'Associazione dei Datori di Lavoro di Malta. Secondo l'associazione infatti la «mancanza di trasparenza» del programma potrebbe danneggiare la reputazione di Malta come centro finanziario basato su «competenza, trasparenza ed etica professionale», mettendo in pericolo il lavoro di migliaia di persone e minacciando uno dei settori cardine dell'economia. Da parte sua per ora l'Ue ha le mani legate, dato che è stata proprio la Corte Europea di Giustizia a confermare in vari casi che decisioni come quella presa dal governo maltese sono legittime.  Ma anche internamente la nuova legge ha provocato reazioni accese. In un editoriale pubblicato ieri dal Times of Malta, uno dei principali quotidiani del Paese, si legge che «la velocità con cui il governo ha approvato la nuova legge, il suo rifiuto a dialogare con le parti interessate sul tema e il fatto che i nomi dei neo-cittadini non verranno resi pubblici fa sorgere dubbi riguardo ai motivi che hanno portato a questa misura». di Eugenio Facci

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