Mosley vince contro Google: stop alle foto dei festini sadomaso
Il motore di ricerca non potrà più indicizzare gli scatti della famosa orgia nazi dell'ex presidente Fia. Il gruppo: "Un precedente pericoloso"
Prima la fa, poi (dopo molto tempo, in verità) la scampa. L'ex presidente della Fia (Federazione Internazionale dell'automobile), Max Mosley ha vinto la sua battaglia contro Google. Per un tribunale francesce infatti, il motore di ricerca più visto al mondo non potrà far visualizzare agli utenti i link e le nove immagini che mostrano il dirigente 73enne britannico impegnato in un'orgia sadomaso Una sconfitta che certo Google non ha preso bene, e che ha tentato in tutti i modi di fronteggiare, appellandosi contro la sentenza: "E' un precedente giuridico molto pericoloso per la libertà di Internet". Il "peccato" - Max Mosley era stato ripreso in un video a dir poco bollente, mentre si destreggiava in un'orgia sadomaso. Un festino a luci rosse, in maschera e il cui tema era il nazismo. La scena, nel 2008, era stata filmata in gran segreto, senza autorizzazione, dal News of the world, tre anni prima che, nel 2011, Robert Murdoch chiudesse i battenti del tabloid. Le immagini hard che ritraevano l'ex presidente Fia, com'è naturale, sono finite in rete e, di conseguenza, nei risultati di ricerca di Google. In aula - Max Mosley ha portato il caso in Tribunale e la sua prima vittoria è stata quella di ottenere un risarcimento di 60mila sterline dalla divisione editoriale del gruppo di Rupert Murdoch per violazione della privacy. Ieri, mercoledì 6 novembre, il dirigente britannico si è aggiudicato, come somma simbolica, il primo euro di rimborso. Da parte sua, Google, rappresentata dal legale Daphne Keller, ha giudicato la sentenza "preoccupante", e lesiva della libertà di espressione in rete. Le due parti in causa - Allo scoppio della diatriba, il legale dell'azienda aveva fatto presente che Google era soltanto il fornitore di piattaforme per i produttori di contenuti: "La vera responsabilità per i contenuti illegali spetta alle persone che li producono", sostenendo inoltre che erano stati già presi provvedimenti per garantire che diverse pagine lesive della privacy in alcuni stati fossero escluse dai suoi risultati di ricerca. "Il caso - ha precisato Clara Zerbib, legale di Mosley, sostenendo che le foto sarebbero dovute essere rimosse automaticamente - non riguarda la censura dei contenuti di Internet, ma tratta del rispetto della decisione del giudice che ha già stabilito che si tratta di una violazione della privacy".