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Silvia Romano, la ragazza rapita in Kenya: l'incubo della Somalia e il ruolo decisivo del grande caldo

Davide Locano
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Silvia Romano, la ragazza italiana rapita in Kenya, è ancora viva. Ne sono certi gli investigatori che indagano sul caso, mentre il cerchio si stringe. Yusuf Adanm, sergente del Kenya Wildlife Service, il servizio parchi del Paese africano, è indagato ed è stato arrestato e rinchiuso in carcere, con l'accusa di avere legami con i rapitori. L'uomo, però, si è trincerato dietro a un inscalfibile silenzio e non risponde alle domande. Gli inquirenti ritengono che la banda che ha in mano la volontaria milanese si nasconda nella foresta di Boni. Con il sergente Anan è stato arrestato anche il fratello. Altre 22 persone circa, tra cui la moglie di un presunto rapitore, sono in custodia della polizia. La task force che lavora al ritrovamento di Silvia ha isolato la foresta di Boni e le aree confinanti con le contee di Lamu, Garisa e Tana. Sulla base di una serie di avvistamenti, gli investigatori si dicono certi che la Romano sia viva. L'ipotesi prevalente è che la ragazza sequestrata a Chakama, nella contea di Kilifi, sia nascosta nella foresta; potrebbe altrimenti aver trovato rifugio in una 'manyatta', le comunità formate da capanne, nella regione di Garsen. Leggi anche: Rapimento di Silvia, l'ultimo arresto e il timore degli investigatori "I rapitori sono nella contea del fiume Tana, hanno difficoltà a reperire mezzi di trasporto. Due loro motociclette, che sono state recuperate dalla polizia, si sono rotte nella foresta", afferma una fonte investigativa sotto anonimato al quotidiano The Nation. È escluso che rapitori ed ostaggio siano arrivati in Somalia. "Sospettiamo che siano nascosti da qualche parte nella foresta, aspettano che il caldo diminuisca per poter proseguire il loro viaggio", conclude la fonte.

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