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Gas, storico accordo Eni-Emirati Arabi: così l'Italia fregherà la Francia di Macron in Libia

Matteo Legnani
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Il punto di partenza è stato l'enorme giacimento di Zhor, al largo dell'Egitto, dove Eni è stata in grado di passare dall'esplorazione allo sfruttamento in due anni. Un tempo-record che ha aperto la strada all'accordo che il cane a sei zampe ha firmato lo scorso 16 novembre ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, con la Adnoc, colosso mondiale del petrolio e del gas con sede, appunto, negli Emirati. L'intesa prevede l'acquisizione di una quota del 25% in una mega concessione off-shore nel Golfo, la Ghasha. A regime, i pozzi dell'Eni potranno produrre fino a 1,5 miliardi di piedi cubi di gas al giorno e 120mila barili di condensati ad alto valore. E' un colpo eccezionale, in un'area che è sempre stata "territorio di caccia" delle aziende petrolifere americane e britanniche e, come riporta La Stampa, Abu Dhabi ha scelto l'Italia perché ha dato prova (in Egitto) di un passaggio rapido dall'esplorazione alla produzione. Leggi anche: Macron, sondaggio tombale: per lui è finita? E' stato così che, in un paio d'anni, l'Egitto s'è trasformato da Paese importatore a Paese esportatore di gas. E lo stesso vogliono fare gli Emirati Arabi. Il cui appoggio, grazie anche a questo accordo, permetterà all'Italia di accrescere l'influenza in Libia sul Fezzan, oggi controllato in gran parte da quel generale Haftar che è grande amico degli emiri del Golfo. Oggi quell'area vede la Francia protagonista ed è proprio a Macron e soci che l'Italia vuole sottrarre il pallino del gioco per tramite degli Emirati e di Haftar. In gioco c'è la possibilità di accedere a giganteschi giacimenti di gas ancora tutti da esplorare. Leggi anche: Macron, il grande complotto: "Perché vuole l'Italia ko"

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