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Norvegia, trovato il governo: c'è anche il Progress Party di Breivik

Gli anti-immigrati per la prima volta nell'esecutivo. Lo stragista di Utoya vi aveva militato tra il 1999 e il 2006

Roberto Procaccini
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Larghe intese alla norvegese: di estrema destra. A un mese dalle elezioni politiche (tenutesi il 9 settembre) il paese scandinavo ha un governo: i Conservatori di Erna Solberg e il Progress Party di Siv Jensen hanno stretto un'alleanza di governo sulla base di un programma condiviso di 75 pagine. Ma sarà un governo di minoranza: i due partiti dovranno trovare sui singoli provvedimenti la sponda in Parlamento di Liberali e Cristianodemocratici. E' la prima volta dalla sua fondazione (avvenuta nel 1973) che il Progress Party, formazione anti-immigrati di estrema destra, entra nella compagine di governo. Tra il 1999 e il 2006 vi ha militato Anders Breivik, autore nel luglio 2011 della strage di Utoya. Il programma - E' proprio per la presenza del Progress Party che Liberali e Cristianodemocratici non hanno voluto partecipare alla coalizione di governo. Nel programma varato da Solberg e Jensen si trovano misure come l'apertura domenicale dei negozi, la possibilità per la polizia di armarsi, diminuzione dei divieti circa la vendita di alcool, progetti di nuove autostrade, l'aumento dei limiti di velocità su tutte le strade. In materia economica la coalizione prevede la creazione di un fondo di circa 12 milioni e mezzo di euro la cui rendita servirà per la costruzione di infrastrutture e la riorganizzazione del fondo sovrano dello stato (attualmente quasi 800 miliardi di dollari e punto di debolezza dell'uscente premier laburista Stoltenberg) da utilizzare per le imprese, per progetti di investimento nel terzo mondo, in energie rinnovabili. E' in materia di immigrazione che il Progress Party fa sentire di più la sua presenza ("Abbiamo una mano sul volante - ha detto la leader Jensen - e vogliamo farla sentire"): previste norme più restrittive sull'ingresso in Norvegia, inasprimento delle norme per i ricongiungimenti familiari tra immigrati, maggiori respingimenti delle richieste di asilo e detenzione per chi tra i richiedenti asilo commetta illegalità. 

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