Ban Ki-Moon: "Prove schiaccianti contro Assad, ha usato i gas"
Ban Ki-Moon anticipa i risultati del rapporto degli ispettori. I ribelli denunciano: "Il regime sta smistando le armi, le passa a Iraq ed Hezbollah"
Parole di fuoco del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Pur non esponendosi troppo, il capo del Palazzo di Vetro ha affermato che il rapporto degli ispettori riguardo l'uso di armi chimiche (verrà svelato lunedì) condannerà il regime di Bashar al-Assad. A prescindere dal fatto che il gas sia stato usato o meno dal suo regime, Ban Ki-moon attribuisce al rais siriano "gravi crimini contro l'umanità". E comunica che appena la situazione internazionale si calmerà, contro di lui verrà aperto un processo. La beffa agli Usa - La Siria starebbe intanto "beffando" gli Usa, smistando il suo arsenale chimico in 50 diverse postazioni al fine di rendere più difficoltosi i controlli. Le armi sarebbero state smistate anche agli Hezbollah e in Iraq. A scriverlo è il Wall Street Journal, citando un'unità militare specializzata, la 450, che si starebbe occupando dello spostamento. L'intelligence americana e israeliana ancora ritiengono di conoscere la localizzazione di gran parte dei siti ma uno dei responsabili citati dal quotidiano ha riconosciuto che "sappiamo molto meno rispetto a sei mesi fa di dove si trovi il materiale". L'accusa - Intanto Human Right Watch denuncia l'esecuzione sommaria ad opera del regime di almeno 248 persone nei villaggi di Bayda e Banias il 2 e 3 maggio scorsi. Anche la Commissione dell'Onu punta il dito. Il regime userebbe spesso attaccare ospedali e unità mediche come mezzo di lotta politica. Nel rapporto delle Nazioni Unite si legge: "Il governo siriano impedisce in maniera sistematica e come 'politica' di Stato che i feriti provenienti dalle zone controllate dall'opposizione o vicine ad esse siano curati, con incursioni contro le unità mediche, ospedaliere e il personale sanitario. Non solo: i caccia di Damasco colpiscono gli ospedali e anche gli ospedali da campo". Putin e Obama - Nel frattempo guerra mediatica in Usa si fa più accesa. Entra in gioco anche il Washington Post, che pone l'attenzione su un altro punto. Secondo il giornale la situazione è troppo grave per divenire materia di scontro tra Vladimir Putin e Barack Obama. Viene così accusato il New York Times, tramite il quale sia Obama che Putin avevano parlato al popolo americano. Il Washington Post scrive: "La situazione è troppo delicata per essere descritta con titoli da elezioni americane". Mosca, da par suo, ha intanto deciso di rafforzare la propria presenza navale nel Mediterraneo, mandando altre navi ad affiancare le sette unità già presenti.