L'editoriale del "Washington post": "Non tutti i rapporti tra prof e alunno sono violenze sessuali"
Il caso è quello di un insegnante del Montana che ha adescato l'alunna 14enne, suicidatasi due anni dopo. Stupro o no?
Da Saluzzo a Washington, il passo è breve. Un editoriale pubblicato dalla scrittrice Betsy Karasik sul Washington post ha fatto infuriare i lettori del noto quotidiano americano, attirando una miriade di commenti negativi. Protagonista del pezzo, il sesso nelle scuole. Ma non quello tra adolescenti, della solita età o di qualche anno di differenza. E' quello, condannato, tra alunne (minorenni) e insegnanti, di cui si sta parlando, in questi giorni, anche in Italia. Del professore del liceo di Saluzzo, accusato di aver fatto sesso con le sue studentesse, all'epoca minorenni. E in Montana, stessa storia. Un insegnante 49enne ha avuto rapporti con una sua alunna 14enne, che poi si è suicidata, mentre l'uomo è stato condannato a 15 anni, con l'obbligo di passare solo 31 giorni in carcere. "Sesso tra prof e studenti non è sempre stupro" Siete d'accordo? VOTATE IL SONDAGGIO Il pezzo contestato - L'autrice dell'editoriale ha un'idea chiara a riguardo: non tutti i rapporti sono "violenze sessuali". Un parere questo, discutibile o meno, che ha scatenato l'ira dei lettori: "Non credo che tutte le condotte sessuali tra studenti minorenni e insegnanti dovrebbero essere classificate come stupro - scrive la Karasik - e credo che anche in assenza di circostanze attenuanti, gli atti sessuali tra studenti minorenni e docenti non dovrebbero essere criminalizzati". Poi continua: "Di certo penso che gli insegnanti che fanno sesso con gli studenti, non importa se consensuale o meno, dovrebbero essere rimossi dal loro posto di lavoro e banditi dall'insegnamento fino a che non dimostrino di essersi completamente riabilitati. Ma la vera e propria isteria con cui la società risponde a queste situazioni serve meno a proteggere i bambini che a confortare il bisogno della società stessa di pensare che li stiamo proteggendo", prosegue, chiedendosi anche se non sia stata la pressione psicologica inflitta dal processo a portare la 14enne del Montana al suicidio, due anni dopo. La biografia anni '60-'70 - Arriva la parte più contestata dell'editoriale, quella in cui la scrittrice racconta la "sua scuola". Sono gli anni '60 e '70 e i confini sessuali tra gli insegnanti e gli studenti appaiono più scontornati, indefiniti. La stessa Karasik scrive di essere stata testimone di relazioni di questo tipo, consensuali s'intende, ma che, sia alle scuole superiori che all'univesità, non hanno destato scandalo, e nessuno ne è uscito distrutto. Classificare come "strupri" tutti i rapporti sessuali tra docenti e alunni, spiega l'autrice, "manda un messaggio pericoloso agli studenti e pone i presupposti per l'ipocrisia e la distorsione della realtà". Anche perché, continua la Karasik, "molti adolescenti sono, dal punto di vista biologico, sessualmente maturi".