Buckingam Palace sotto accusa: lavoratori precari alla corte di Elisabetta
Sarebbero 350 i lavoratori con contratto a "zero ore", a chiamata e pagati il minimo nazionale Lo denuncia il The Guardian
Qualcosa non quadra a Buckingam Palace. Sembra infatti che Londra sarà una meta privilegiata per i turisti, complice anche la nascita del Royal Baby. Tanto da aver richiesto l'assunzione di ben 350 lavoratori in più, distribuiti tra il palazzo reale, la catena Cineworld e il complesso di musei della Tate Gallery (Tate Modern, Tate Britain, tate Liverpool e Tate St.Ives). Ma che contratto firmano i nuovi assunti? I reali dicono bianco, il The Guardian sostiene nero. Il giornale britannico ha infatti denunciato l'esistenza dei cosiddetti contratti "zero-hours", cioè a zero ore. Ciò significa che i lavoratori devono dare la propria disponibilità completa, ma in un mese potrebbero venir chiamati a lavorare zero volte. Uguale stipendio nullo. E, anche nel caso in cui lavorassero, la paga sarebbe il minimo nazionale. Da un portavoce della casa reale arriva la smentita: "Si tratta di contratti determinati, non a zero ore". Come prova la presenza di alcuni benefici: l'accesso alla mensa, le uniformi e la programmazione dei turni per il mese successivo. Eppure qualcosa non torna, se questa vicenda ha scatenato anche l'intervento del vice primo ministro Nick Clegg, che due giorni fa ha annunciato l'apertura di un'indagine sulla diffusione dei "zero-hours contracts". Non solo i reali - Scrive ancora il The Guardian che Buckingam Palace non sarebbe il solo ad applicare i contratti incriminati. La catena Cineworld, con ottanta sale sparse nel Regno Unito, usa questo tipo di accordo per i suoi dipendenti part-time. Mentre un portavoce della Tate conferma al quotidiano inglese che nel circuito della Tate "vengono utilizzati solo contratti a zero ore". Ma si rifiuta di dire altro. L'immagine dell'Inghilterra non ne esce bene. E i reali, tra un pannolino e l'altro, dovranno vedersela con la furia dei lavoratori.