Egitto, nuova strage: "Uccisi 75 manifestanti"
Scontri tra manifestanti pro-Morsi e i militari. L'accusa dei Fratelli Musulmani: "Sparano per uccidere". L'esercito: "Il popolo sta con noi"
Nuova strage in Egitto, dove, nella giornata di venerdì 26 luglio, si sono riaccesi gli scontri tra i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi, e i sostenitori dell'esercito che ha compiuto il colpo di Stato. Secondo quanto riporta l'agenzia di stato Mena, citando fonti ospedaliere, 75 persone sono rimaste uccise nei tafferugli e oltre mille sarebbero i feriti. Gli scontri più duri si sono registrati nel quartiere del Cairo Nasr City, roccaforte dei sostenitori di Morsi. L'accusa - I Fratelli Musulmani, attraverso il loro portavoce, Gehad el-Haddad, accusano la polizia di aver sparato pallottole ad altezza uomo contro i manifestanti, come si legge sul sito della Cnn. "Non sparano per ferire, sparano per uccidere", così ha sottolineato Haddad. "Le lesioni da proiettile sono alla testa e al torace". La violenza sarebbe esplosa in piena notte, quando gli agenti in assetto anti-sommossa avrebbero attaccato un sit-in allestito dai Fratelli Musulmani, sostenitori di Morsi, nei pressi della moschea di Rabaa al-Adawiya, nel nord-est della capitale. Dapprima sarebbero stati lanciati lacrimogeni contro i dimostranti, ma dopo, davanti al rifiuto di questi ultimi di disperdersi, la polizia avrebbe cominciato a sparare ad altezza d'uomo. L'esercito - I militari egiziani, da par loro, hanno cantato vittoria perché - sostengono - ventinove milioni di egiziani hanno accolto il loro appello a dimostrare che il popolo è con loro, legittimando la deposizione dell'ex presidente. A lanciare l'appello era stato mercoledì 10 luglio il ministro della Difesa, capo delle forze armate ed uomo forte dell'Egitto, il generale Abdel Fattah al Sisi, che aveva anche dato un ultimatum che scade domani pomeriggio agli islamisti dei Fratelli Musulmani per adeguarsi al nuovo corso.