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Per coprire il figlio ladromette nella stufa e bruciaPicasso, Monet, Matisse

Protagonista una donna romena: "Volevo cancellare le prove". Le opere d'arte, sette in tutto, erano state sottratte dalla Kunsthal di Rotterdam nel 2012

Matteo Legnani
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Bruciati, andati in fumo, ridotti in cenere: è la sorte toccata a sette capolavori che erano stati rubati lo scorso ottobre da un museo olandese. Del valore complessivo tra i 100 e i 200 milioni di euro, le opere incenerite erano lavori tra gli altri di Claude Monet, Pablo Picasso e Henri Matisse. La madre di uno dei 6 rumeni accusati del furto, Radu Doragu, ha ammesso di averli bruciati "nella stufa" per "cancellare le prove" del furto. La signora prima li avrebbe nascosti in una casa abbandonata, poi nel cimitero del villaggio rumeno di Carcaliu; ma quando la polizia ha cominciato a setacciare il paesello ha deciso che doveva trovare una soluzione definitiva.  "Ho messo la borsa contenente i dipinti nella stufa", ha raccontato la donna all'agenzia rumena Mediafax. Il figlio era stato arrestato a gennaio. Gli esperti rumeni che hanno rovistato tra le ceneri hanno ammesso che potrebbero contenere i resti dei 7 capolavori. "Abbiamo trovato pigmenti particolari, molto costosi alcuni dei quali non piu' in uso dalla seconda meta' del XX secolo", ha spiegato il direttore del museo nazionale di Storia Rumeno, Ernest Oberlaender-Tarnoveanu. I pigmenti contenevano stagno, piombo e zinco, usati dal Rinascimento in poi nella pittura, ma proibiti al giorno d'oggi; e le analisi hanno rivelato "il residuo di uno o piu' dipinti, con tracce di pittura blu, gialla e rossa", ha aggiunto Oberlaender-Tarnoveanu, che definisce l'accaduto "un crimine contro l'umanita'". I sette capolavori erano stati trafugati dal museo Kunsthal di Rotterdam il 16 ottobre scorso nel giro un minuto e mezzo; tra i lavori, una delle famose 'Teste di Arlecchino' di Picasso, il 'Ponte di Waterloo' di Monet e la 'Donna con gli occhi chiusi' di Lucien Freud. 

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