Usa, assolto Zimmerman: uccise un nero con un colpo di pistola
Il caso Zimmerman, l'uomo che aprì il fuoco contro Trayvor Martin, giovane di colore e disarmato: "Autodifesa". Cortei in tutte le città del Paese
Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Washington, New-York e Orlando per protestare contro l'assoluzione di George Zimmerman, il vigilante che nel 2012 uccise il 17enne di colore Trayvon Martin, in Florida. Felpa e cappuccio alzati nonostante il caldo, come quella che indossava il ragazzo quando, il 26 febbraio 2012, fu ucciso da un colpo di pistola dell'agente. Era disarmato. Il caso scatenò un acceso dibattito sulla questione della discriminazione dei neri, sul diritto di difendersi e sull'eguaglianza della giustizia, ma i sei giudici, tutte donne e solo una nera, hanno assolto ieri, 14 luglio, Zimmerman, dopo 16 ore di consiglio. Secondo loro fu autodifesa. Di quella notte nessuno ha un ricordo nitido, i testimoni dicono di non aver visto "di preciso" cosa fosse successo. La difesa ha sostenuto che Martin abbia dato un pugno al vigilante, facendolo cadere e sbattendogli la testa contro un marciapiede, e che solo a quel punto la guardia abbia sparato. Le reazioni alla sentenza - "Siamo felicissimi per il risultato. George Zimmerman non è colpevole di nulla, se non di essersi protetto in un gesto autodifesa", ha detto il legale Mark O'Mara dopo la sentenza. Ma i procuratori smentiscono, e definiscono il vigile "un bugiardo", frustrato dai furti commessi nel suo quartiere dai giovani neri e afroamericani. "Zimmerman si era convinto del fatto che Martin avesse cattive intenzioni - hanno detto i procuratori - decidendo di farsi giustizia da solo". I genitori del ragazzo non erano presenti in aula, qualcuno dice perchè incapaci di reggere l'emozione della sentenza. Ma il papà di Trayvon scrive su Twitter: "Anche se il mio cuore è spezzato, la mia fede rimane intatta. Amerò sempre il mio piccolo Tray. Anche se è morto so che lui è orgoglioso della lotta che tutti noi stiamo portando avanti per lui". "Chiederemo al dipartimento di Giustizia di agire come fece con il caso di Rodney King e osserveremo da vicino quanto accadrà", rincara il leader dei diritti civili reverendo Al Sharpton. Quello di King, probabilmente, fu il più celebre caso di razzismo negli Usa: fu pestato brutalmente nel '91 da agenti di polizia di Los Angeles, dopo essere stato fermato per eccesso di velocità.