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Morsi abbattuto dai militariTra stupri e Al Qaeda ora è caos

Una manifestante di piazza Tahrir

Nicoletta Orlandi Posti
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L'Egitto si libera del suo presidente ma il suo futuro è ancora incerto. Mentre parte la una road map che sospende la Costituzione, consegna i poteri presidenziali al presidente della Corte costituzionale, il giudice Adly Mansour, e crea un governo tecnico, in attesa di nuove elezioni presidenziali, uno scenario preoccupante si apre per gli interessi italiani nell'area: turismo, energia e banche sono a rischio. L'Eni è presente in Egitto da 50 anni, gli alberghi sul Mar Rosso in calo, e se saltano i fondi promessi dal Fmi la crisi si aggraverà. Come scrive Claudio Antonelli su Libero in edicola oggi 4 luglio 2013, chi governerà dopo la cacciata di Morsi si troverà a fare scelte drastiche. A farne le spese potrebbe essere indirettamente Banca Intesa, che nel 2006 ha rilevato per 1,6 miliardi di euro l'80% di Bank of Alexandria, proprio per finanziare le nostre aziende in Egitto. Ma soprattutto Italgen (Italcementi) e Cementir del gruppo Caltagirone, che da decenni operano in zone privilegiate. Futuro incerto anche per le commesse in corso di Ansaldo Energia, Danieli e Gemmo. Eni è il principale operatore e lavora da 50 anni in Egitto, Edison è entrata in una joint venture da 3 miliardi dollari. Insomma, una lunga storia di relazioni industriali, che adesso è tutta nelle mani dei militari.  guarda il video dell'arresto di Morsi su LiberoTv Violenza sulle donne - Non solo. In questi giorni, come denuncia Amnesty International, c'è una escalation di violenza che colpisce soprattutto le donne. Sono state centinaia le aggressioni sessuali a piazza Thair mentre i manifestanti chiedevano la cacciata di Morsi. Un numero sconvolgente tanto che si è resa necessaria la creazione di una task force per la difesa delle donne. Per molte di loro si è addirittura reso necessario un intervento chirurgico dopo essere state violentate, molte di loro addirittura con oggetti appuntiti. In altri casi, le donne sono state picchiate con catene, bastoni e altri corpi contundenti o ferite con lame di coltelli. D'altronde le molestie sessuali sono da tempo abbastanza frequenti in Egitto, indipendentemente dall'attuale situazione di tensione sociale, ma la sempre maggiore frequenza e violenza del fenomeno sta scuotendo il movimento di protesta. Da parte sua la Farnesina consiglia gli italiani di rinviare i viaggi "se non assolutamente necessari" al Cairo, ad Alessandria, a Suez, a Ismailia, a Port Said e nell'area del delta del Nilo. Non risulta che alcun italiano, nè fra le poche centinaia di residenti, nè fra quelli in Egitto temporaneamente o per turismo, sia rimasto coinvolto nelle violenze degli ultimi giorni. Gran parte dei turisti italiani si trovano peraltro lungo le coste del Mar Rosso, in zone non interessate dalle violenze politiche. Restano però bloccati ad Alessandra d'Egitto i cinque attivisti della Onlus genovese 'Music for peace' che dovrebbero trasportare sei container di aiuti umanitari a Gaza. Su tutto questo aleggia lo spettro di Al Qaeda - Trenta carri armati egiziani si sono schierati ieri per la prima volta nella storia al confine con Gaza, mentre fonti giornalistiche danno notizia dell'arresto di una quindicina di militanti armati di Hamas, intercettati mentre tentavano di penetrare in Egitto. È questo, spiega Carlo Panella su Libero in edicola oggi, il primo segnale del drammatico contagio in tutta l'area della crisi egiziana, che vede i Fratelli Musulmani non solo arroccati a difesa estrema dell'indifendibile continuità al potere di Mohammed Morsi, ma addirittura decisi ad una escalation di violenza imperniata sul martirio nelle piazze. Due giorni fa  Mohamed al Beltagui, segretario generale del partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Mussulmani ha lanciato un terribile e inequivocabile appello: «Il martirio per prevenire questo golpe è quello che possiamo offrire ai precedenti martiri della rivoluzione!». Non casualmente questa radicale svolta verso la guerra civile è stato immediatamente appoggiata da Mohamed al-Zawahiri, fratello del leader di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri, che ha emesso  una fatwa che autorizza i suoi seguaci «a combattere contro l'opposizione dei Tamarrod che chiede la destituzione del presidente Mohamed Morsi, così come contro l'esercito e la polizia egiziani». L'entusiastico sostegno di al Qaida - e l'appoggio politico e in armi di Hamas - rende dunque sempre più chiara la scelta avventurista non solo di Mohammed Morsi - che ha rifiutato sino all'ultimo ogni mediazione - ma soprattutto dei Fratelli Musulmani egiziani e palestinesi (di cui Hamas è il braccio palestinese), che ora scatenano una campagna di “martirio di massa”, lanciando contro la piazza dei Tamarrod, la loro “piazza dei martiri”.  Il dato di fatto è che alle manifestazioni contro Morsi, valutazioni delle Forze Armate, hanno partecipato domenica scorsa «non meno di 14 milioni di egiziani», a dimostrazione della radicalità e estensione di un movimento popolare contro un governo che pretende di farsi regime, mai vista in un paese arabo. Ma, è anche un dato di fatto che milioni e milioni sono gli egiziani convintissimi seguaci di Morsi e dei Fratelli Musulmani e che, per di più, le regole della democrazia formale sono a loro vantaggio. È indubbio infatti che ieri sia scattato un “golpe militare” - sia pure richiesto e applaudito dalla maggioranza degli egiziani - contro un presidente regolarmente eletto e che ci vorrà tempo prima che venga restaurato un minimo di normalità democratica. Dunque, un Egitto spaccato in due verticalmente, non solo tra forze politiche, ma a livello popolare, con due masse partigiane consistenti, agguerrite, pronte a tutto. A rendere il tutto esplosivo, la tabe di una nuova proposta di “martirio di massa” che segna una terribile svolta storica in tutta la vita della umma musulmana. E che può essere terribilmente contagiosa. Giura il presidente ad interim - In questo clima Adly Mansour, indicato ieri dai militari egiziani come presidente ad interim, ha prestato giuramento come presidente della Suprema Corte costituzionale, di fatto insediandosi come capo dello stato. Mansour era stato destinato alla guida della Corte a maggio e ha assunto l'incarico il 30 giugno, sostituendo il giudice Maher el-Beheiry. Nel corso della cerimonia di insediamento, Mansour ha giurato di "rispettare la costituzione, la legge e lo stato di diritto". Mansour ha anche promesso che lavorerà per un "paese moderno, costituzionale, nazionale e civile". "La cosa più grande che è successa il 30 giugno - ha detto - è che quella data ha unito gli egiziani sotto un unico slogan". Il 30 giugno è stata la data della grande manifestazione contro Mohamed Morsi, organizzata dagli attivisti della campagna Tamarod, che ha raccolto oltre 22 milioni di firme contro l'ex presidente. Nel suo discorso, più volte interrotto dagli applausi, Mansour ha elogiato i giovani e le forze armate, che sono stati la "coscienza" della nazione e i garanti della sicurezza. Ha inolte espresso il suo apprezzamento per il ruolo dei media e della magistratura, che si è dimostrata "indipendente". Ha quindi invocato le elezioni parlamentari come unico modo per ottenere un futuro di libertà e democrazia e ha chiesto ai giovani di "continuare a portare la bandiera della rivoluzione".

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