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Europarlamento, 16 milioni di sprechi per tradurre sedute inesistenti

Nell'europarlamento presieduto dal "kapò" si bruciano milioni di euro in attività inutili

Andrea Tempestini
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Il Parlamento europeo negli ultimi tre anni ha speso 16 milioni di euro per interpreti nullafacenti. Non hanno tradotto nemmeno una parola, ma i contribuenti europei li hanno dovuti pagare lo stesso perché non sono stati con le mani in mano per colpa loro. Tirate le somme, 16 milioni che vanno ad aggiungersi ai tanti altri sprechi consumati dalla presuntuosa «Europa dei cittadini». Non male in un momento di crisi in cui l'Europa non riesce a mettersi d'accordo sulle risorse necessarie per dare lavoro ai giovani. Ecco l'ultimo fiore all'occhiello di Martin Schulz, il presidente tedesco della dispendiosa euroassemblea, che va e viene in trasferta perenne tra Bruxelles e Strasburgo.   Non a caso è stato un giornale del suo paese a sbattere ieri in prima pagina l'indecenza della barca di quattrini ingoiata dalle «sedute fantasma». La Bild ha scovato la pietra dello scandalo in una relazione della Commissione di controllo del bilancio del Parlamento europeo, in cui si deplora il mancato svolgimento di riunioni delle commissioni parlamentari (il 14,7 per cento di quelle previste dal calendario dei lavori), dei gruppi parlamentari dei partiti (13,6 per cento) e delle delegazioni dei gruppi (20,6 per cento). Sedute “fantasma” perché erano state fissate, ma sono evaporate nel nulla prima di iniziare.  All'appuntamento parlamentare multilingue si è presentato disciplinatamente soltanto il personale per le traduzioni, che era stato ordinato per i lavori in programma. Il buco è tutt'altro che un trionfo del genio organizzativo del presidente Schulz, diventato celebre dopo che Silvio Berlusconi gli diede del “Kapò” in un rovente battibecco a Strasburgo. Nella sfida per la razionalizzazione della torre di Babele europea, Schulz potrebbe dimostrare il suo valore.  Oltretutto pare che il compagno Martin (Spd) voglia candidarsi alla successione di Barroso alla guida della Commissione europea. Nella sua assemblea, il diritto di parola può esprimersi in 23 lingue ufficiali (contro le 2 della Nato e le 6 dell'Onu). Sono possibili più di 500 combinazioni linguistiche. Il lavoro dei traduttori costa più di un miliardo di euro l'anno. Tra dipendenti fissi e liberi collaboratori sono più di mille. Devono fare dialogare deputati e portaborse di 27 paesi. Il loro campionissimo è il greco Ioannis Ikonomou  (32 lingue) che raccomanda il suo mestiere come «la migliore prevenzione contro l'Alzheimer». Un motivo in più per chiedere a Schulz di impiegarli a tempo pieno. di Enzo Piergianni

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