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Germania, follia del politicamente corretto: i prof si chiameranno professoresse

La paradossale svolta dell'università di Lipsia: per indicare i docenti si scriverà il termine al femminile

Giulio Bucchi
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In Germania la cosiddetta questione delle parità tra i generi è risolta, hanno stravinto le femminucce. L'abbiamo appreso su Repubblica che ha ripreso una notizia pubblicata dall'edizione online del settimanale Spiegel: nell'università di Lipsia, una delle più antiche e gloriose (tra i suoi studenti Nietzsche, che intimava di «non dimenticare la frusta!» quando si andava dalle donne), la rettrice Beate Schuecking ha approvato la rivoluzionaria proposta che impone l'uso del femminile “professoressa” per tutti i docenti, maschi e femmine, anzi, femmine e maschi. Il titolo accademico da usare «su carte intestate, biglietti da visita, siti web» specifica Andrea Tarquini di Repubblica, sarà invariabilmente quello di “Professorin”, professoressa appunto, anche se l'individuo designato, purtroppo, è dotato di un cromosoma Y e di tutti gli attributi che esso comporta, e dunque fino a prima della perduta (da parte dei maschietti) battaglia accademica di Lipsia era riconoscibile con l'appellativo maschile, “Professor”. Nome collettivo - E come mai si è giunti a una decisione così teutonicamente radicale? Per scherzo, e non, come erroneamente riporta Tarquini, per «il diritto delle donne al potere». Innanzitutto la disfatta dei maschietti è innegabile, ma va fatta una precisazione: la proposta prevede che soltanto nelle denominazioni genericamente collettive si imponga per tutti, uomini e donne, il femminile “Professorinnen”, professoresse. Quindi un docente maschio continuerà a essere chiamato “signor professore”, e solo nel caso di documenti in cui si parla genericamente di “professori” si dovrà usare il femminile plurale. La decisione rimane comunque clamorosa e non immune dal ridicolo, il che non sorprende considerato che, come dicevamo, tutto nasce come un burla. L'autore della proposta, Josef Kaes, docente di Fisica, l'ha avanzata esasperato dalle tediose discussioni circa le parità di genere. «Ma sì dai, chiamateci tutti professoresse su carta intestata dell'ateneo e chiudiamola qua», avrà pensato Herr Professor Kaes. L'ultima delle sue preoccupazioni era che prendessero seriamente quella farsa.  E invece, poiché nella solenne, augusta università di Lipsia saranno pure tedeschi ma sono anche parecchio inclini alla cialtroneria, come accade in tutte le università anche di nazioni non governate da una valchiria come Frau Merkel, la rettrice o rettora o dite come volete, sulla scia di una precedente polemica di genere circa il pari trattamento economico, ha colto la palla al balzo e a provocazione ha risposto con un'altra provocazione, trasformando la burla di Kaes in una proposta seria, con l'avallo del senato accademico, il quale l'ha votata in preda a un attacco di goliardia acuta, oppure per qualche altro puerile dispetto tra maschi e femmine.  Resta il fatto che appena entrerà in vigore la proposta, i documenti ufficiali dell'università, in riferimento generico ai “professori”, dovranno scrivere “Professorinnen”, cioè “professoresse” e, per colmo di ridicolo, una nota a piè di pagina dovrà specificare che tra le “professoresse” ci sono anche alcuni esemplari maschi. Avete capito bene: i maschi diventano una nota a piè di pagina, icastica rappresentazione grafica della loro collocazione ai margini del mondo accademico e, in futuro, del mondo in generale. Maschio estinto - E se c'è bisogno di una difesa dotta e istruita del provvedimento, eccola fornita dalla “esperta di questioni di genere”, la Professorin Friederike Maier, membro della Commissione europea sull'eguaglianza di genere: «Quando noi donne ci lamentiamo di essere marginalizzate, di regola i colleghi maschi ci rispondono con un sorrisetto. Ora che accade il contrario, quegli stessi colleghi si lagnano». Ovviamente non è una spiegazione, è soltanto un modo puerile per credere di rendere la pariglia. Che bella sarà allora l'università di Lipsia, la prima al mondo di sole professoresse (almeno nel nome), dove il maschio è un'eccezione, un degenerato, una vergogna. Già ci sono il 60 percento di studentesse, il dominio del territorio è assicurato, mancava la ratificazione del matriarcato accademico sui documenti ufficiali. Ancora qualche anno e a Lipsia attiveranno un nuovo corso di studi, parallelo a quello sul Neanderthal, sarà sul maschio, estinto anch'esso. di Giordano Tedoldi  

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