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Argentina, è morto il dittatore Videla

Uno dei familiari: "Ha rivendicato tutti i suoi delitti e non si è mai pentito dei crimini commessi"

Sebastiano Solano
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  E' morto in un carcere di Buenos Aires all'eta di 87 anni Jorge Rafael Videla, l'ex comandante dell'esercito che depose Isabelita Peron e guidò l'Argentina durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1981. Lo ha confermato la moglie Cecilia Pando, spiegando che è spirato nel sonno. Videla era rinchiuso nel penitenziario di Marcos Paz dove stava scontando due condanne all'ergastolo e una a 50 anni per crimini contro l'umanità, tra cui l'assassinio e la tortura di 30.000 persone. La guerra sporca - Giovedì sera Videla non aveva voluto cenare perchè si era sentito male. Era ricordato soprattutto per il suo ruolo nella Guerra sporca, il programma di repressione violenta contro i dissidenti anche con l'eliminazione dei Desaparecidos, alcuni con i famigerati voli della morte su Rio de la Plata. "Prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi", amava ripetere con una celebre citazione spagnola.  La condanna - L'ex generale, originario di Mercedes, era rientrato nell'indulto concesso da Carlos Menem nel 1990, ma nel 2007 la Corte suprema aveva annullato il provvedimento. Mai pentito, nel 2010 era diventato il primo esponente della dittatura argentina condannato all'ergastolo, per la fucilazione di una trentina di prigionieri politici nel 1976. Nel luglio 2012 era stato anche condannato a 50 anni di carcere per rapimento e sottrazione di identità dei figli di 'desaparecidos' che durante l'ultima dittatura militare del Paese sudamericano (1976-1983) furono consegnati a famiglie che gli dettero nomi nuovi Il commento delle vittime - Un essere spregevole ha lasciato questo mondo". Così Estela de Carlotto, leader delle madri di piazza de Mayo, accoglie la notizia della morte dell'ex dittatore Jorge Rafael Videla. "Ha rivendicato tutti i suoi delitti e non si è mai pentito dei crimini commessi", ha ricordato Carlotto in una intervista all'emittente radiofonica Continental.  

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