Padre Georg vuol tornare a casa ma i tedeschi gli fanno la guerra
L'ex braccio destro di Ratzinger in lizza per diventare arcivescovo di Friburgo o di Colonia. O troppo tradizionalista, o è un estraneo
di Enzo Piergianni È iniziato il conto alla rovescia per il futuro di Georg Gänswein. L'ombra inseparabile di papa Benedetto potrebbe lasciare presto il Vaticano per rimpatriare in Germania con un rango altissimo nella gerarchia ecclesiastica del suo Paese. Sarebbe una svolta radicale in carriera, dalla gestione dell'agenda petrina nei Sacri Palazzi all'apostolato quotidiano tra la gente, come è avvenuto per Stanislaw Dziwisz, il segretario privato di Giovanni Paolo II “promosso” arcivescovo di Cracovia. Dopo il cambio della guardia con il monsignore maltese Alfred Xuereb come segretario di papa Francesco, i vaticanisti tedeschi non escludono per Gänswein un nuovo incarico curiale diverso da quello del “pendolare” tra papa Francesco e il suo emerito predecessore, oppure l'inizio di un'esperienza diplomatica all'estero a capo di una prestigiosa nunziatura. Tuttavia, l'ipotesi più ricorrente e controversa sui media in Germania è la candidatura del 56enne prefetto della casa Pontificia e arcivescovo di Urbisaglia alla guida dell'arcidiocesi di Friburgo in Bresgovia, quasi al confine con la Svizzera, oppure dell'arcidiocesi di Colonia, di gran lunga più importante. Entrambi gli incarichi stanno per diventare vacanti per limite di età dei titolari. A Friburgo, l'arcivescovo Robert Zollitsch compirà in agosto 75 anni. A Colonia, il cardinale Joachim Meisner è sulla soglia degli 80. Presidente della Conferenza episcopale tedesca, Zollitsch è un moderato sui temi sensibili della fede e due anni fa diffidò i deputati dall'allontanarsi dall'aula in occasione dello storico discorso al Bundestag di papa Benedetto. Friburgo sarebbe per Gänswein un ritorno a casa, perché in questa regione è nato e cresciuto, figlio di un fabbro nel paesino di Riedern nei monti della Foresta Nera. E nel seminario di Friburgo ha iniziato nel 1974 il percorso religioso che originariamente avrebbe dovuto soddisfare la sua vocazione per il severo ordine monastico dei Certosini. Il giovane montanaro a Friburgo invece imboccò tutt'altra strada, diventando presto l'assistente dell'arcivescovo Oskar Saier, per poi spiccare il volo verso Roma al seguito di Joseph Ratzinger. Ma, come ha sottolineato con grande risalto la Welt, proprio la sua devozione al pontefice tedesco «non è particolarmente gradita agli uomini di chiesa liberali» e quindi potrebbe essergli d'ostacolo. C'è ancora chi ricorda che Gänswein, appena ordinato prete, celebrò in latino la sua prima messa, con le spalle voltate ai fedeli. I cattolici tedeschi, in costante coabitazione con l'altra metà luterana del Paese, sono particolarmente esposti alle sirene progressiste, dal celibato fino alla comunione ai divoziati, ai matrimoni gay, alla bioetica. Per la successione del cardinale Joachim Meisner nell'arcidiocesi di Colonia, va considerata, oltre alla scarsa pratica pastorale di Gänswein, anche la sua estraneità alla massa dei fedeli del posto. Lo stesso Meisner vedrebbe di buon occhio l'eventuale candidatura di pastori confinanti con il suo ovile, come Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen, o Franz-Peter Tebarzt-van Elst, vescovo di Limburgo. Meisner non vuole salti nel buio. Il che avrebbe raffreddato lo slancio del “prete bello”. Oltretutto, l'arcidiocesi di Colonia, per gli introiti che ricava dall'imposta sul culto, è la principale cassaforte del cattolicesimo tedesco. A questo punto, don Georg rischierebbe di fare la figura del successore paracadutato in Germania per ordine del Vaticano. Uno straniero in patria ? Sta di fatto che il diritto di proporre il nuovo arcivescovo è nelle mani del Capitolo del Duomo di Colonia., ma il papa non è tenuto a rispettarlo. Come nel caso di Meisner che fu eletto per volontà suprema di Giovanni Paolo II, nonostante il netto dissenso del Capitolo.