Australia, Julian Assange scende in politica: presentato il nuovo partito
Si chiamerà Wikileaks e i sondaggi lo danno già al 26%. Alcuni insinuano: si candida solo per poter ritornare in patria
In Australia è pronto a scendere in campo il Partito Wikileaks. Si chiamerà proprio così la nuova formazione politica che potrebbe prendere parte alle prossime elezioni australiane. E sarà guidato, inutile dirlo, da Julian Assange. Come annuncia un articolo di un quotidiano locale, ripreso da Dagospia, Assange ha addirittura già presentato alla commissione elettorale del parlamento australiano l'iscrizione del suo partito. I sondaggi lo danno al 26% - Secondo uno dei tanti sondaggi commissionati dallo stesso Assange, il partito potrebbe arrivare a raggiungere una percentuale di consenso vicina al 26%. A questo punto, viene subito alla mente il parallelo con il M5S di Beppe Grillo, ma almeno dal punto di vista della trasformazione dei voti in seggi risulta forzato. Ammesso e non concesso che Wikileaks riesca ad ottenere un consenso così alto, infatti, il sistema elettorale lì vigente è molto diverso dal nostro, fortemente maggioritario, per cui anche con una così alta percentuale di voti Assange rischierebbe ad ottenere si e non qualche seggio. Difficile la vittoria - Molti osservatori australiani sono scettici sulle reali possibilità di vittoria del Partito Wikileaks e lo stesso Assange ne è consapevole: "Non voglio sottovalutare le difficoltà della situazione, ma Wikileaks è abile nell'usare Internet e diffondere informazioni online. Vedremo se funzionerà o meno", ha dichiarato in un'intervista. Il fondatore di Wilkileaks è attualmente trattenuto in Gran Bretagna che gli vieta di lasciare il Paese. Ciononostante Assange è un personaggio molto popolare in Australia e in una recente intervista si è detto convinto che qualora dovessere essere eletto Usa e Gran Bretagna difficilmente potrebbero negargli l'estradizione. Il rischio, ha affermato, è che si crei un caso diplomatico internazionale. Il secondo fine - A questo proposito in molti hanno insinuato che la candidatura di Assange sia funzionale unicamanente al suo ritorno in Patria. Una sorta di 'salvacondotto' ad personam in salsa australiana, insomma. Dal suo staff negano però una simile tesi e anzi chiariscono che se avesse voluto farsi eleggere per ritornare in Patria avrebbe potuto farlo con uno dei partiti esistenti e non con un partito che rischia di franare clamorosamente alle urne, rischiando di non ottenere nemmeno un seggio.