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Libia, i loschi affari tra Sarkozy e Gheddafi coperti con la guerra

L'ex presidente francese sotto inchiesta: 50 milioni dal Raìs per la campagna elettorale del 2007. Poi il conflitto, voluto da Parigi, ha eliminato il testimone principale

Giulio Bucchi
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di Maurizio Stefanini Sarkozy sotto inchiesta per 50 milioni che avrebbe ricevuto da Gheddafi in violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Nella Tangentopoli a tutto campo che sta colpendo l'intero arco politico francese, adesso è di nuovo il turno dell'ex-presidente - peraltro già incriminato per circonvenzione d'incapace a proposito di un finanziamento di 800.000 euro che avrebbe ricevuto dalla proprietaria dell'impero dei cosmetici L'Oréal Liliane Bettencourt approfittando della sua demenza senile, e per il quale rischia una condanna fino a tre anni di carcere, una multa fino a 375.000 euro e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. E stavolta lo scandalo rischia di investire la stessa motivazione che portò Sarkozy a volere l'intervento internazionale per togliere di mezzo il raìs: cancellare le tracce? Ennesimo scandalo - Le voci sui soldi libici per la campagna elettorale del 2007, per la verità, circolavano da tempo. Ne aveva parlato l'uomo d'affari franco-libanese Ziad Takieddine, latore della somma per conto di Saif al-Islam Gheddafi, e il figlio del raìs aveva confermato. Takieddine ha chiamato in causa pure l'ex ministro dell'Interno Claude Guéant, che secondo lui avrebbe fornito al regime libico dettagli di conti bancari per il trasferimento dei fondi. Ma adesso è stato l'ufficio del procuratore di Parigi ad aprire finalmente un  fascicolo di inchiesta penale per corruzione, traffico di influenze, riciclaggio, falso, uso del falso, complicità, abuso dei beni sociali e occultamento.  A rendere nota la cifra di 50 milioni è Mediapart, lo stesso sito che aveva diffuso le intercettazioni telefoniche di  Jerhome Cahuzac sui conti in Svizzera, costringendo l'ex-ministro delle Finanze di Hollande alle dimissioni. Negli ultimi giorni anche il tesoriere di Hollande e Le Pen sono stati accusati di aver portato soldi in paradisi fiscali, mentre ben tre ministri del governo di Sarkozy sono stati tirati in ballo per aver commissionato sondaggi senza l'obbligatoria licitazione pubblica: l'ex-primo ministro François Fillon, l'ex-ministro della Giustizia Rachida Dati e l'ex-ministro dell'Ecologia Jean-Louis Borloo. Nel caso Sarkozy-Gheddafi, però, la cosa è forse anche più pesante non soltanto per le implicazioni internazionali, ma anche perché l'apertura del fascicolo penale parte proprio dall'accusa di falso e uso del falso e pubblicazione di notizie false che Nicolas Sarkozy aveva presentato ai giudici contro Mediapart. Insomma, un vero e proprio boomerang. Quattro testimoni - A complicare  le cose contribuisce Marcel Ceccaldi: avvocato di un ex dignitario del regime libico, secondo lui quattro testimoni potrebbe dimostrare questo finanziamento: l'ex primo ministro libico Mahmoudi Baghdadi, l'ex capo dei servizi segreti Abdhallah Sensoussi, appunto Saif al-Islam e l'ex ambasciatore libico presso le Nazioni Unite Dourda Bouzid.  Ma non finisce qui. Su Sarkozy aleggiano infatti anche i dubbi di un possibile coinvolgimento nella questione Lagarde-Tapie e la Credit Lyonnais: l'accusa secondo cui il suo ex-ministro dell'Economia e direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, peraltro succeduta all'altro francese Dominque Strauss-Kahn scivolato su un arresto per stupro, avrebbe avvantaggiato l'imprenditore e politici Bernard Tapie in una richiesta di risarcimento, facendogli ottenere un arbitrato provato anziché pubblico. Poiché Tapie, leader storico della sinistra, aveva poco prima clamorosamente invitato a votare Sarkozy, c'è il dubbio che il favore sia stato un vero e proprio pagamento di servizi, e che sua stato lo stesso ex-presidente a volerlo. 

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