Kohl: "Ai tempi dell'euro sono stato un dittatore"
In un'intervista l'ex cancelliere tedesco rivela: "Per introdurre la moneta unica agiì come un despota, senza chiedere nulla al popolo perché la avrebbero rifiutata"
"Ho agito come un dittatore” ma “nazioni con una moneta comune non sarebbero più entrate in guerra tra loro”. L'affermazione è dell'ex-cancelliere tedesco Helmut Kohl, rilasciata nel 2002 ad un giornalista, Jens Peter Paul, che al tempo la usò per la sua tesi di dottorato. Kohl è l'autore della riunificazione delle due germanie al tempo della caduta del muro di Berlino ed è stato uno dei protagonisti dell'istituzione di una moneta unica europea. Le ragioni - Kohl rievoca il difficile percorso che allora portò alla moneta unica: "Sapevo che un referendum sull'adozione di una moneta unica non sarebbe mai passato in Germania. Questo era scontato. Non ce l'avrei fatta a vincerlo". Poi spiega i motivi che lo hanno portatto ad agire, come dice lui, da "dittatore": "E' così che funziona la democrazia rappresentativa. Qualcuno deve prendersi la responsabilità di alzarsi e dire come devono andare le cose mettendo in gioco la propria esistenza e raccogliendo il consenso indispensabile all'interno del proprio partito. Io ho legato la mia intera esistenza a questo progetto politico". Nessuna contropartita - L'ex-cancelliere smentisce poi ogni tipo di dietrologia riguardo una qualsiasi ricompensa data ai francesi, allora guidati da Francois Mitterand, in cambio dell'unificazione delle due germanie, progetto a cui il capo di Stato francese era contrario: "Nazioni con una moneta unica non entreranno mai in guerra tra di loro. Una moneta unica è più che qualcosa con cui pagare", ha chiosato. Kohl ricorda pure come i suoi stessi compagni di partito erano dubbiosi sull'operazione euro: "I miei colleghi pensavano che se la Germania non avesse adottato la moneta unica nessun altro lo avrebbe fatto. E avevano ragione", ha spiegato Kohl, che è stato uno degli artefici della creazione dell'Euro , con un occhio, ovviamente, agli interessi nazionali: la BCE, infatti, è stata portata a Francoforte.