Strage di Parigi, quei sei misteri ancora irrisolti
A distanza di più di una settimana dalle stragi di Parigi, restano ancora troppi misteri su ciò che è accaduto in Francia. Troppi dubbi sul ruolo di ogni terrorista, sui loro movimenti e anche sulla loro identità. Poi le ombre relative alla moschea della fratellanza di Aubervillers, indicata soltanto da una scritta su un muro: sabato gli agenti sono arrivati al luogo di culto per interrogare ogni fedele. Già, perché in quel posto, Hasna, la kamikaze che poi si è rivelata non essere tale, ha raccolto suo cugino Abdelhamid Abaaoud dopo la strage. I due, poi, sono stati uccisi nel covo di Saint Denis, dove c'era una terza persona, altrettanto morta. Peccato che non si sa chi sia la terza vittima: il Dna, isolato, non corrisponde a nessuna persona condannata o interrogata in Francia. Un altro mistero, dunque. Il capo - Ma ci sono parecchie altre ombre. Per esempio: chi è il capo che ha coordinato i tre raid a Parigi, chi è l'uomo che ha fornito ad Abaaoud i contatti per muoversi in una città che non conosceva? Gli investigatori avrebbero inviato l'uomo a cui fu inviato il tristemente famoso messaggio "Siamo pronti". I sospetti indicano anche un coinvolgimento di Fabien Clain, l'uomo che ha rivendicato gli attacchi, fuggito dalla Francia nel 2014. Percorsi casuali? - Ancora, inoltre, non è chiaro se ci fosse o meno un quarto uomo nel commando. Salah Abdeslam è latitante, ed era al volante della Clio ritrovata nel 18esimo arrondisement dopo la strage. Dalla vettura, pare certo, scesero i tre kamikaze dello Stade de France. Nell'auto è stato trovato un appunto, con il nome della località dove si trova l'aeroporto Charles de Gaulle. Perché? Inoltre, Salah, dopo aver lasciato la macchina, si è recato nella zona di Chatillon-Montrouge, la prima tappa del percorso (casuale) che lo ha portato in Belgio (è stato individuato grazie alla cella del cellulare a cui si è agganciato). Un comportamento strano, quello di Abdeslam, e sul quale restano molti dubbi. Esplosioni "sbagliate" - Ombre anche su cosa sia successo davvero allo Stade de France, dove i tre kamikaze si sono fatti esplodere lontani dal loro bersaglio, su una spianata semideserta mentre la partita era in corso. Perché? Forse si è trattato della loro scarsa dimestichezza con i controlli allo stadio. Di sicuro, poteva andare molto peggio: avrebbero potuto fare molti più morti. Il sospetto, dunque, è che la successione cronologica delle esplosioni fosse controllata, o peggio: potrebbe esserci stato un timer rudimentale e programmato per farli esplodere, magari quando si sarebbero trovati all'interno dello stadio. Ma, per fortuna, così non è stato.