Unione europea, il sistema Merkel: tacere e incassare soldi
di Martino Cervo «Non siamo sicuri di arrivare a un accordo. Le posizioni sono ancora lontane». Il vertice che ha partorito lo stitico accordo di bilancio 2014-2020 si è aperto così, con la più frequente delle dichiarazioni anodine e preoccupanti da parte di Angela Merkel. Un metodo collaudato, in patria e nel continente, soprattutto da quando è esplosa la crisi del debito sovrano: stare fermi, presentare come impossibile la sfida incipiente, non prendere posizione, mettere il cappello sul compromesso incassandolo come successo personale. La Cancelleria l'ha fatto ancora, e ogni volta il trucco funziona. E finché continua così, della donna più potente del mondo (almeno secondo Forbes) non sappiamo praticamente nulla, malgrado gli anni di permanenza al centro della scena tedesca ed europea. Certo, ci sono i dettagli biografici, la gioventù nell'Est comunista, poi la carriera silenziosa e travolgente nella Cdu, il doppio mandato che a settembre potrebbe diventare triplo, il peso crescente nella crisi mondiale. Ma di Angela Merkel non conosciamo il quadro ideologico in cui si muove. Non sappiamo in cosa consista il «rigore» di cui è profetessa in un intero continente, né quale sia l'idea di Germania (e di Europa) che ha in mente. Non si ricordano slogan, temi fondativi, aspirazioni ideali, posizioni personali che non siano tattiche. E non è un problema di prospettiva italiana. Il libro di Gertrud Höhler uscito ad agosto 2012 in Germania col titolo «La madrina» (e con editore svizzero), ora tradotto da Castelvecchi («Sistema Merkel», pp. 284, 18,50 Euro), è una chiave utilissima - nel suo essere dichiaratamente schierato - anche nella campagna elettorale italiana. La vendetta di Kohl - Lo è per due motivi: il primo è che si tratta di una schierata, feroce disamina di una personalità i cui influssi sulla vita politica ed economica del nostro Paese sono al di là delle ipotesi interpretative. Il secondo è l'aura di «inevitabilità» di cui è stata capace di circondare le sue scelte politiche, le alleanze, le grandi decisioni macroeconomiche: una sensazione ben presente a chi assiste da anni allo snervante balletto di vertici comunitari, di fondi salva-Stati, di condizioni e di negoziazioni, di spread e di saliscendi di Borsa. O, come la mette l'autrice: «Attendere senza chiarire le proprie posizioni, concordare solo quando questo diviene inevitabile: questo fu il ruolo da ospite di Merkel nelle questioni europee». Certi rancori si fanno ermeneutica. La Höhler, già collaboratrice di Helmut Kohl, considera la cancelliera un pericolo per la democrazia tedesca. L'idea non è condivisa in patria, dal momento che Angela ha buone probabilità di restare alla guida della Germania anche dopo il 2013. Ma la descrizione del fenomeno politico è di grandissimo interesse e non solo per il pubblico tedesco. La femmina alfa - «Questa ragazza sta distruggendo la mia Europa». Vera o no che sia la frase attribuita al grande protagonista dell'unificazione, l'autrice la prende molto sul serio. La biografia critica parte dal periodo nella Ddr, una sorta di «incubatore» politico, dove Angela apprende l'arte della dissimulazione e della cautela tattica spinta al relativismo valoriale assoluto. La Höhler, scrittrice e polemista piuttosto nota in Germania, incrocia analisi psicologica e approccio politico per la sua odiata «femmina-Alfa» Angela. Maxima culpa della Merkel è, ai suoi occhi, il parricidio di Helmut Kohl, pugnalato nel silente sbigottimento del partito. L'atto rituale avviene il 22 dicembre 1999 con una lunga lettera pubblicata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung: la «ragazza», sfruttando uno scandalo di rimborsi illeciti esploso nella Cdu, sistema il monumento Kohl nel reparto delle vecchie glorie e di fatto si pone alla guida del partito. Con che traiettoria ideologica? Su questo punto «Sistema Merkel» ha una chiave piuttosto originale. La tesi di fondo è che Angela Merkel applichi un canone di non-valori, come tale massimamente adattabile, stiracchiando se non sovvertendo la tradizione di un partito che non è neppure troppo il suo. A cominciare dal fatto che lei, evangelica, guida il blocco cristiano (a forte componente cattolica) e conservatore. La doppia esperienza al governo, prima con i socialisti (2005-09), quindi coi liberali della Fdp (2009-13) sono, per la Höhler, la prova regina di questa prassi di indifferenza morale e politica. La Merkel non solo fa proprie le issue dei socialisti (su tutte il salario minimo), ma mano a mano svapora le linee di politica targate Cdu, rendendo sempre più labile il confine ideologico tra i due partiti. Così facendo, rimedia allo svarione di una campagna elettorale impostata su un programma molto audace di tagli alle tasse ritenuto non credibile, ma soprattutto crea le basi per uno stato pan-partitico in cui le divergenze ideologiche (e il dissenso parlamentare) sono ridotte al minimo. Berlino e Bruxelles - L'esperimento si ripete, in maniera differente, con i liberali al giro successivo: caso più unico che raro, l'alleato viene praticamente divorato anche elettoralmente. L'atto più clamoroso è l'addio al nucleare sulla scorta del disastro di Fukushima: la Merkel, con decisionismo ai confini del perimetro costituzionale, vara un «piano energetico» che, secondo la Höhler, non solo ribalta completamente il programma dell'alleanza di governo ma di fatto statalizza l'intera rete di produzione dell'energia aggravando i costi per l'utente. Ma qual è il vero obiettivo della Merkel? Cosa si cela dietro l'attendismo, dietro la tattica, dietro l'impenetrabilità? La tesi è secca: una cinica e totale ambizione di potere. Che in patria porta alla formazione di un sistema pan-partitico con alleanze variabili che renda irrilevante ogni opposizione alla coalizione di governo. Per fare questo «l'astinenza da idee e visioni si è dimostrata il miglior carburante»: ogni vincolo ideologico è potenzialmente ostativo di più utili assetti di potere. La crisi è il viatico per lo stesso metodo imposto all'Europa, basato non sulla giustezza della diagnosi (che anzi è fallimentare nelle sue politiche di austerity), ma semplicemente sulle enormi spalle dell'economia tedesca (favorita dal cambio), che ha reso possibile alla cancelliera applicare il suo sistema di attesa e incasso: «Con ciò fu assunta come opinione dei mercati una di quelle bolle argomentative pseudo-morali da manuale di apparato autoritario di potere, che conferiscono a qualsiasi azione l'idea della “mancanza di alternative”». Come si dice scelta civica in tedesco?