Iraq, la Ue dice sì alle armi ai curdi
L'Europa darà le armi ai curdi. I ministri degli Esteri dell'Unione europea riuniti a Bruxelles in un vertice straordinario sono arrivati alla conclusione di accogliere "con favore la decisione di singoli Stati membri di rispondere positivamente alla richiesta delle autorità regionali curde di fornire urgentemente materiale militare". La risposta avverrà nel rispetto delle possibilità e delle leggi nazionali e "con il consenso delle autorità irachene nazionali". In sintesi, la Ue concorda sulla necessità di armare i curdi assediati dagli jihadisti in Iraq, tema su cui aveva chiesto una posizione comunitaria la ministra degli Esteri italiana, Federica Mogherini, poi rinforzata dall'omologo francese Laurent Fabius. Fronte comune anche per gli aiuti umanitari e per il via libera a un ponte aereo con l'Iraq del nord. La Ue "sottolinea la necessità di un'azione urgente per facilitare l'accesso, nel rispetto delle regole internazionali, alle popolazioni bisognose e plaude agli sforzi degli Stati Uniti e di altri partner". Il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini ha spiegato però che l'ok italiano dovrà passare anche da un coinvolgimento del parlamento italiano. L'Italia, ha spiegato, sarebbe pronta a valutare l'eventualità di una fornitura di armi ai curdi ma è "giusto un coinvolgimento diretto in questo tipo di valutazione del Parlamento", per cui, "attendiamo inanzitutto di capire se le commissioni parlamentari (Esteri e Difesa di Camera e Senato) riterranno di essere coinvolte", e quindi se vorrano, "convocarci (Mogherini e la collega della Difesa, Roberta Pinotti) su questo punto ed eventualmente procedere ad una decisione". Polveriera ucraina - Nel frattempo cresce a Bruxelles la preoccupazione per le notizie che arrivano da Kiev. Le autorità ucraine hanno confermato lo sconfinamento di una colonna di blindati russi nella regione orientale di Lugansk: "La nostra intelligence ha confermato che una colonna di trasporti blindati e camion ha attraversato la frontiera avvenuta attraverso il passo di Izvarino (zona controllata dai separatisti filo–russi, ndr), temporaneamente chiuso", ha affermato un portavoce militare. La Nato ha lanciato nuove accuse a Mosca e lo sconfinamento è una «ulteriore prova che la Russia sta facendo l'opposto di quello che dice. Mosca è responsabile dell'escalation, anche se esorta alla de–escalation», ha affermato da Bruxelles il portavoce Oana Lungescu.