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Guerra d'Africa, Italia nel mirino:a rischio il gas targato Eni

Giulio Bucchi
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di Claudio Antonelli Non c'è ancora certezza sul come, ma l'Italia ha deciso di schierarsi al fianco della Francia nella guerra in Mali. «Forniremo solo supporto logistico: collegamenti aerei e rifornimenti in volo», ha detto inizialmente il ministro degli Esteri Giulio Terzi. Ma già si parla di ampliare a droni e basi, con la prospettiva – il ministro francese Laurent Fabius ne ha parlato chiaramente - di inviare 250 uomini formatori per contribuire all'addestramento di un esercito. E una dozzina potrebbero essere italiani. Oggi, con gli occhi ancora incollati sugli schermi di quanto è accaduto all'impianto petrolifero di In Amenas (vicino alla Libia) gestito dalla BP e sulle minacce rivolte direttamente alla Francia, a preoccupare è il terrorismo. Al momento per quanto risulta a «Libero»  l'intelligence non avrebbe diramato alcuna direttiva specifica in tema di sicurezza nazionale. Chiaramente le orecchie sono tese ma non ci sarebbero allarmi o obiettivi sensibili in pericolo entro i confini della penisola. Diversa invece è la situazione in Algeria, Libia, Tunisia, Chad e Nigeria. Non solo per i nostri connazionali impegnati sul campo. Il pericolo si riflette anche (e direttamente) sugli interessi economici dell'Italia. Tutt'altro che trascurabili. Gli avamposti degli affari tricolore si trovano infatti tutti attorno a quella che oggi è l'area politicamente più instabile del mondo: il Sahel.  Leggi l'articolo integrale di Claudio Antonelli su Libero in edicola oggi, venerdì 18 gennaio

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