Boateng chiamato alle Nazioni Unitea parlare di razzismo
L'Onu ha chiesto al giocatore del Milan un discorso da 15 minuti da pronunciare davanti all'assemblea il prossimo 21 marzo
"Sono emozionato, in qualche maniera anche terrorizzato dall'invito ricevuto ieri dall'Onu perchè se da una parte è certamente un motivo d'orgoglio per me, dall'altra mi costringerà a preparare un discorso di almeno quindici minuti che dovrò pronunciare davanti a tutta l'assemblea". Kevin Prince Boateng commenta così l'invito delle Nazioni Unite alla commemorazione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione delle Discriminazioni Razziali che si terrà il prossimo 21 marzo al Palazzo delle Nazioni di Ginevra. Il centrocampista del Milan, a Firenze assieme alla compagna Melissa Satta per la sfilata "Silvian Heach kids" organizzata nell'ambito di "Pitti bimbo 2013", assicura che per lui essere stato chiamato dall'Onu "è un onore, adesso ho due mesi per prepararmi. Dirò quello che penso io sull'argomento, ovvero che siamo tutti uguali e che quanto è successo a Busto Arsizio è stata una brutta cosa. Ma quello è il passato, ora guardo al futuro, mi interessa solo che si fermi il razzismo". "In questa situazione sono un po' emozionato perchè non pensavo di aver dato un segnale così grande - confessa il giocatore ghanese -. In quel momento ero arrabbiato e un po' stressato, poi però ho visto quanta gente la pensava come me, e questo mi ha reso contento". "Il Milan - prosegue Boateng - è orgoglioso per questo mio invito all'Onu, la società mi ha detto di andarci senza problemi e di rappresentare anche il club. Mi ha chiamato anche il presidente Berlusconi dopo quanto mi è successo, l'ho ringraziato almeno dieci volte per la sua vicinanza. Anche altri giocatori come Vieira, Rio Ferdinand e Cristiano Ronaldo si sono fatti sentire con me e mi hanno detto che ho fatto bene a fare quello che ho fatto a Busto Arsizio. Questo mi rende contento". "Il giudice sportivo non ha penalizzato il Milan per il mio gesto? Secondo me è giusto così perchè non bisognava penalizzare la squadra che mi ha mostrato solidarietà - commenta ancora Boateng - del resto anche la Uefa e la Fifa fanno tante cose per combattere il razzismo. Noi giocatori vogliamo giocare a calcio e non andare negli spogliatoi".