Moda, la rivoluzione di Israele: vietato far sfilare le anoressiche
Una legge impedisce di pubblicare foto di ragazze visibilmente sotto peso
di Albina Perri Il comandamento delle anoressiche numero 28 è chiaro: «Fai un album con i ritagli di modelle magre. Scrivi sotto tutte le ragioni per cui desideri perdere peso. Segna tutto ciò che mangi. Sfoglialo ogni giorno per ispirarti a dimagrire». Per questo la legge israeliana che vieta ai giornali e ai siti internet di pubblicare foto di smilzi ossi di donna è un bel passo in avanti. Quasi un anno fa, era marzo, Israele ha deciso di combattere i disturbi alimentari con una legge che vieta l'uso di modelle visibilmente sottopeso per le pubblicità. La legge prevede anche che le agenzie segnalino le immagini taroccate con photoshop. Da ieri la legge è in vigore, modelli e modelle con indice di massa corporea inferiore a 18.5 non possono apparire sui giornali, né in passerella. I genitori di ragazzine malate possono trascinare in tribunale editori, direttori, case di moda e fotografi per istigazione alla magrezza. Liad Gil-Har, assistente del relatore della legge, la dottoressa Rachel Adato, ha spiegato: «Abbiamo voluto spazzare via l'idea che i modelli e le immagini che vediamo siano reali». Milioni di ragazzine in tutto il mondo, infatti, perdono la loro adolescenza fissandosi sulle fotografie di donne irraggiungibili. Servono ali perfette per poter volare, come dicono in un blog. Una scrive: «Sono pro anoressia da molto tempo, da quando guardavo le modelle di una magrezza perfetta, sulle riviste, pensando: “ma perché io non posso essere come loro?” misurandomi col metro la vita e le cosce. Ebbene, ho capito che io posso benissimo essere come loro, se lo voglio davvero! E io lo voglio eccome». Basta digitare su internet la parola «thinspo» (contrazione di thin ispiration) per essere sommersi da immagini di tibie, peroni e costole senza nulla intorno. I dati dicono che il 60,4% delle giovani tra i 12 e i 14 anni sostiene la magrezza come unico canone di valutazione, il 24% si è già sottoposta a dieta e il 34% ha deciso di mettersi a dieta senza consulto medico. La norma non risolve certo il problema, ma resta un passo importante per cambiare l'immagine delle donne. «La moda non è causa di tutti i mali, ma proponendo immagini di modelle magrissime rafforza nell'opinione pubblica l'idea che quello sia lo status giusto e sinonimo di bellezza e successo», dice Elisa d'Ospina, top model «curvy», cioè taglia 48, bandiera italiana nel mondo della lotta ai disturbi alimentari. «Si pensa che si ammali solo la gente “debole” ma non è così. Tutti possiamo caderci, è per questo che c'è bisogno di messaggi positivi». Certo, le immagini di modelle prosciugate sono alimento per le aspiranti magre. Ma lo sono meno per chi di anoressia è ammalato «nel cervello». Scrive una di loro, arrabbiata col mondo, sul suo blog Trappola per topi: «Guardare una thinspo non fa venire voglia di vomitare. Non più del solito. Ogni volta che i media parlano dell'anoressia sorvolano sul fatto che la maggior parte di noi, se potesse tornare a quel dannato giorno in cui ha cominciato la prima dieta, sceglierebbe di mangiarsi un panino alla nutella». Spiega Ilaria Caprioglio, ex modella, avvocato e ora vicepresidente dell'associazione contro i disturbi del comportamento alimentare, “Mi nutro di vita” : «La legge potrà essere utile per avviare delle class action ma non credo possa servire ad arginare la malattia. Anche in Italia è depositato in Parlamento un disegno di legge per istituire il reato di istigazione all'anoressia dei siti pro ana e pro mia ma se si proibisce qualcosa ai giovani scatta in loro il desiderio di infrangere la legge. Inoltre il web è ancora terra di nessuno sotto molti profili giuridici. Ma da noi il fashion business è troppo forte. Non c'è ancora nemmeno una legge ad hoc che tuteli le ragazze che invadono con i loro book fotografici il quadrilatero della moda. I casi di stupro e violenza sono stati moltissimi e c'è un'unica sentenza milanese che aveva ravvisato la responsabilità per abbandono di minore di 14 anni da parte dei titolari di un'agenzia di modelle. In Italia stiamo ancora lottando con la cartellonistica sessista e con le baby modelle che rasentano la pedocouture e istigano all'anoressia». Israele, dunque, ha fatto un passo importante per quelle che smettono di mangiare per apparire. Non per quelle che digiunano per sparire.