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A Gaza non ci sarà nessuna treguaIsraele ora aspetta Hillary Clinton

Roberto Procaccini
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Non ci sarà nessuna tregua stasera fra Israele e Gaza. Fonti egiziane hanno smentito la notizia del pomeriggio che aveva fatto pensare ad un imminente cessate il fuoco. Si aspetta forse la visita di Hillary Clinton che dovrà discutere con  il premier Benjamin Netanyahu sulla crisi mediorientale.  La tregua solo annunciata  - Qualche ora fa era stata annunciata una mediata dall'Egitto. L'annuncio era atteso alle 20 al Cairo, in una conferenza stampa congiunta di Hamas, Jihad Islamica e di un emissario egiziano. "L'assurda aggressione israeliana contro Gaza terminerà oggi e gli sforzi messi in campo per arrivare ad una tregua avranno risultati positivi nelle prossime ore". Lo ha dichiarato il presidente egiziano Mohamed Morsi, come riferisce l'agenzia egiziana Mena. Morsi ha fatto queste dichiarazioni dopo il funerale della sorella, deceduta ieri, al cimitero del suo villaggio natale di al Edwa, nel delta del Nilo. Israele ha 'congelato' per il momento l'ipotesi di un'invasione di terra a Gaza dopo la riunione della notte scorsa del gabinetto di crisi del governo Netanyahu che ha esaminato la proposta di tregua mediata dall'Egitto. A riferirlo è stato un alto funzionario israeliano citato da vari media. Le trattative quindi proseguono ma, ha avvertito stamattina il premier israeliano, se i razzi continueranno a piovere su Israele "saremo costretti a prendere provvedimenti più vasti, e non esiteremo a farlo". Parole, quelle di Netanyahu, confermate più tardi anche dal suo numero due, il vice premier Moshe Yaalon, secondo cui "se gli attacchi terroristici persistono, dovremo espandere l'operazione". La guerra - La notte scorsa ancora bombardamenti sulla striscia di Gaza per colpire "siti sotterranei per il lancio di razzi - come si legge nel comunicato dell'esercito israeliano -, tunnel dei terroristi e depositi di armi, nonché molti edifici usati dai terroristi come centri di comando e controllo e una decina di tunnel usati come centri operativi da Hamas". La giornata del 19 novembre si è conclusa con 32 morti nei territori palestinesi, portando a 109 il bilancio totale delle vittime. La frenata di Israele - La notte tra il 19 e il 20 novembre ha visto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in riunione con i principali ministri del suo esecutivo per discutere dei prossimi passi del montante conflitto. "Prima di decidere un'eventuale offensiva terrestre - ha spiegato una fonte del governo israeliano - il primo ministro vuole esaurire tutte le opzioni diplomatiche per vedere se sia possibile ottenere un cessate il fuoco di lunga durata". Secondo fonti giornalistiche israeliane, si va verso un armistizio di 24 o 48 ore con allentamento delle condizioni di embargo sulla striscia di Gaza. Il monito - Mentre il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si blocca sulle risoluzioni da prendere in merito alla situazione palestinese, il segretario generale Ban Ki Moon dal Cairo invita le parti in conflitto a cessare le violenze. In particolar modo, scoraggia il governo israeliano dall'intraprende le operazioni di terra: “Tutte le parti devono interrompere le violenze immediatamente - ha detto - un'ulteriore escalation metterebbe a rischio l'intera regione”.  

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