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Conteggi, trucchi, sospettiGli avvocati ai seggi Usa

Ignazio Stagno
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  Si aprono le urne in tutta America, ma due Stati, la Florida e l'Ohio, hanno attratto il 90% degli avvocati dei due partiti in previsione della battaglia del giorno dopo, mercoledì, se le urne non avranno espresso un giudizio inappellabile nella nottata. Con i loro 29 e 18 grandi elettori e la fame di elettorati ballerini, Florida e Ohio rappresentano infatti l'ago della bilancia, che può far varcare la soglia dei 270 voti (la maggioranza sui 538 totali, corrispondenti ad altrettanti grandi elettori). L'assistenza degli avvocati - che per i democratici sarebbero 2500 nel solo Ohio (650 nel distretto di Cleveland), mentre un numero simile è stato organizzato dai repubblicani - è indispensabile per gestire la serie dei possibili ricorsi. Da quelli per ottenere il riconteggio Stato per Stato, peraltro previsto per regolamento se chi è in testa ha un vantaggio molto ridotto, ad altri legati ad anomalie verificatesi ai seggi, per esempio quelle sulle carenze o sulle sparizioni di schede, o sul cattivo funzionamento delle macchine, o su sospetti significativi di frodi o di intimidazioni.  Già in elezioni precedenti lo Stato di Cincinnati e Cleveland - l'Ohio, per l'appunto -  era stato al centro di contestazioni in tribunale. L'ultima volta otto anni fa, quando ci fu il fenomeno della moltiplicazione erronea di alcuni cittadini registrati in più di un distretto, e della sparizione di altri dai loro legittimi elenchi. Tutta materia per le carte bollate degli avvocati di chi uscirà sconfitto. «Il trend a livello nazionale è di una crescente litigiosità elezione dopo elezione, e io sono dell'idea che continuerà» ha confermato il repubblicano Mike DeWine, l'attorney generale dell'Ohio, capo del sistema giudiziario di quello Stato.    Leggi il dossier di Liberoquotidiano,it sulle elezioni Usa   SCHEDE "SOSPESE" Peraltro, per questa tornata è stata introdotta una novità procedurale, che potrà essere sfruttata proprio... per litigare. Il segretario dello Stato dell'Ohio ha infatti deciso, ed è la prima volta, di mandare il materiale per votare a distanza a tutti i registrati, e non solo a chi ne ha fatto richiesta. Quindi chi va al seggio dovrà portare con sé la scheda avuta per posta, se non l'ha già rispedita al mittente, per dimostrare di non aver già votato. Se non l'avrà con sé, potrà votare, ma finirà nel limbo dei «sospesi». E in tutti i casi dubbi (come quest'ultimo), oppure per gli errori di registrazione in un distretto anziché in un altro, oppure per l'insufficiente documentazione presentata per dimostrare di avere titolo al voto, chi va al seggio ha a disposizione una scheda provvisoria: ossia voterà, ma la legittimità della scheda depositata dovrà essere confermata in un secondo tempo, con il riconteggio. E quando le situazioni incerte raggiungono numericamente l'ordine di grandezza del distacco fra un candidato all'altro, allora è quasi automatico che scatti presso i giudici federali la causa per  la verifica. GIA' 30MILA ERRORI Tanto più che in Ohio, nel 2008, Obama vinse  per poco più di 260mila voti. E anche questa volta è prevista una conclusione al  fotofinish  con possibile coda in tribunale. Oltretutto, ci sarebbero almeno 30mila errori già emersi nella compilazione delle liste distrettuali dei votanti. Per dire: a Marion, altra cittadina dell'Ohio, una donna che ha votato Romney ha visto sul terminale «Obama». Gli addetti hanno assicurato che è stato solo uno sbaglio «visuale» e che il voto è finito a chi doveva. Ma questo è solo uno dei mille esempi di contestazioni legali possibili.  Tra i militanti repubblicani più attivi nella mobilitazione anti-brogli ci sono quelli di «True the Vote», filiazione del Tea Party, che saranno fronteggiati da gruppi vicini ai liberal e ai sindacati. Tutti i militanti sono presenti ai seggi per garantire correttezza, anche se per la verità sono soprattutto  i democratici - con in testa il ministro della giustizia Eric Holder, afro-americano - a renderla difficile. Holder si è battuto strenuamente affinché gli Stati non introducano leggi che obblighino a presentarsi con un documento munito di fotografia. La Corte Suprema, con voto unanime, ha già stabilito qualche anno fa, nel caso dell'Indiana, che la richiesta di una foto è perfettamente costituzionale, ma ogni nuovo Stato che passa una legge simile (anche offrendo documenti gratis ad hoc) viene bloccato dal governo, con la motivazione che neri e ispanici verrebbero esclusi dal voto perché statisticamente hanno meno patenti di guida. I legali, si ricorderà, nel 2000 ingaggiarono una sfida all'ultimo verdetto proprio in Florida, quando per settimane i due candidati Bush e Gore si confrontarono in tutti i gradi di giudizio, su su fino alla Corte Suprema. Che alla fine assegnò la vittoria a Bush.  

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