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Panico per tre cannibaliAmerica ha paura degli zombie

Fobia sui siti internet Usa dopo i casi di cronaca. E l'Agenzia della salute deve intervenire per escludere l'esistenza di un virus cannibalico

Matteo Legnani
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  La buona notizia è che il folle canadese che si fa chiamare Luka Rocco Magnotta, che ha fatto a pezzi e spedito parti del suo amante dopo averne divorato altre porzioni, è stato arrestato ieri a Berlino. Questo nonostante sul web avesse diffuso un documento in cui spiegava come far perdere le proprie tracce in sei passi, a dimostrazione di quanto la rete sia terreno fertile per il delirio.  Ora, anche sulla base delle gesta di Magnotta, la nuova paranoia è quella degli zombies. Già perché come insegna il capostipite filmico, «La notte dei morti viventi» girato nel 1968 da George Romero, gli zombies dopo essere fuoriusciti dalle tombe a causa di un misterioso virus, hanno insaziabile appetito di carne umana. E poiché oltre a Magnotta ci sono stati anche altri casi di cannibalismo, come il senzatetto di Miami che una settimana fa è stato morso in faccia da uno squilibrato nudo, poi uno studente ventunenne del Maryland che ha sfilettato il compagno di stanza consumandone cuore e cervello, ora in rete circola il dubbio: ma non sarà un'epidemia di quel virus che trasforma gli uomini in morti viventi antropofagi? Potete apprezzare lo sbandamento completo in cui l'occidente vive dal fatto che, di fronte a tale quesito, è sceso in campo per dare una risposta David Daigle, il portavoce dei Centers for Disease Control and Prevention, autorevoli centri per la prevenzione delle malattie, in particolare epidemie, un organismo di controllo sulla sanità pubblica americana che possiamo paragonare al nostro Istituto Superiore di Sanità, il quale con una email all'Huffington Post ha informato il mondo che non gli risulta ci sia un dilagare di zombies: «Cdc  non è a conoscenza di un virus e di una patologia in grado di rianimare i morti o che esistano sintomi paragonabili a quelli degli zombies».  Molto bene, possiamo tirare un sospiro di sollievo e non dobbiamo temere di scendere in cantina della casa di campagna con la nostra nipotina, pena un'azzannata al braccio, come succede nei film horror sui morti che camminano. Ora, dopo aver sgonfiato la balla del virus cannibalico, che formava i titoli di tanti siti di ieri, sarà il turno dei sociologi, degli psicologi di massa e studiosi assortiti dell'impazzimento che sembra aver colto la comunicazione globale.  C'è da dire che la leggenda degli zombies è pur partita da fatti accertati, la recente serie di aggressioni antropofaghe, aggressioni di cui, per la verità, non si è cominciato a sentir parlare solo una settimana fa. L'antropofagia è un antico e oscuro tabù umano, che va dagli episodi terrificanti legati alle carestie e ai due grandi conflitti mondiali, passando per la sottocultura popolare dei cosiddetti “mondo movie” di moda tra gli anni sessanta e settanta, in cui con la scusa di documentare i riti di lontane tribù si ammannivano allo spettatore scene (false) di banchetti umani. Infine è venuto lui, il regista americano Romero, che con i suoi morti viventi s'è inventato un'apocalittica saga sulla rimozione della morte, dei cadaveri, da parte dell'America opulenta. E la morte, così, sebbene un po' sbarellante sulle gambe, torna a ghermirti.  Francamente adesso, nella smentita ufficiale di un importante organismo di sorveglianza sulle malattie alla paura degli zombi, non vediamo molto altro se non il livello di anarchia, estremismo, sensazionalismo che combina l'opinione pubblica non più a un progetto razionale, ma al bisogno di cliccare un link e aumentare i contatti. Di questo passo preparatevi ad aprire Internet, domani, e vedete un po' dove ci si dà appuntamento per la caccia a Frankenstein. di Giordano Tedoldi  

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