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L'India ci prende gusto e pretende altri soldi

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

La Corte Suprema del Kerala contraria all'accordo tra Italia e pescatori. E chiede una nuova cauzione per la nave dei marò

Andrea Tempestini
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La farsa dei fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre prigionieri da due mesi e mezzo in Kerala sembra destinata a garantire cospicui incassi agli indiani. Pur non avendo presentato neppure una prova a sostegno dell'accusa di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio scorso, il tribunale di Kollam, in Kerala, ha disposto ieri il rinnovo per altri 14 giorni della carcerazione preventiva per i due militari italiani.  Il magistrato capo di Kollam ha convocato la prossima udienza per l'11 maggio confermando così che la squadra speciale del commissario Ajit Kumar non ha concluso le indagini né ha presentato quella perizia balistica che secondo quanto affermato alla stampa locale dallo stesso ufficiale di polizia dovrebbe inchiodare «senza ombra di dubbio» Girone e Latorre. Secondo indiscrezioni sarebbe invece proprio la debolezza dei rilievi balistici la causa del ritardo nella decisione di rinviare a giudizio i due militari. Da quanto appreso da fonti ben informate gli investigatori non sarebbero in grado di dimostrare neppure che il calibro della armi che hanno ucciso i pescatori è lo stesso delle armi italiane.  Nonostante l'assenza di prove a loro carico e gli accordi di conciliazione extragiudiziaria raggiunti con i famigliari delle vittime e il proprietario del peschereccio, le autorità indiane da un lato non risparmiano arroganza e disprezzo verso l'Italia e dall'altro chiedono altro denaro. Ieri la Corte suprema indiana ha contestato gli accordi di conciliazione durante l'esame del ricorso sul rilascio della petroliera Enrica Lexie all'àncora nel porto di Kochi. Due giudici, R.M Lodha e H.L Gokhale, hanno definito gli accordi ratificati dall'Alta Corte del Kerala come «una sfida al sistema giudiziario indiano» e un atto «non ammissibile che deve essere annullato». Dichiarazioni prevedibili dopo che nei giorni scorsi alcuni esponenti del governo federale avevano acceso i toni della polemica sottolineando il diritto indiano di processare i due militari italiani.  Ieri la Corte suprema ha rinviato di altre 24 ore la decisione di autorizzare la petroliera a salpare. «Non abbiamo nessun diritto a detenere delle persone per oltre due mesi e mezzo sulla nave» ha detto un giudice  confermando la disponibilità a rilasciare la petroliera ma ponendo alcune condizioni. La nave, l'equipaggio e i quattro fucilieri colleghi di Girone e Latorre devono impegnarsi a ripresentarsi a Kochi nel caso fosse ritenuto necessario per il dibattimento penale. Il legale dell'armatore, K.K. Venugopal, ha replicato di non poter garantire a proposito dei militari. A chiarire la questione ha provveduto il legale del governo del Kerala, avvocato Gopal Subramaniam, che ha chiesto una somma in denaro a garanzia che il capitano, l'equipaggio e la stessa nave compaiano, se necessario, davanti alle autorità giudiziarie indiane mentre la stessa garanzia per i quattro militari a bordo dovrebbe farla pervenire il governo italiano.  Come era facilmente prevedibile, dopo aver incassato 450 mila euro di cauzione dall'armatore della Lexie e 315 mila euro dal governo di Roma gli indiani ci hanno preso gusto a spennare il «pollo italico» e vogliono altri soldi. di Gianandrea Gaiani

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