L'editoriale
di Maurizio Belpietro
La crisi è finita: andate in pace. Parole di Mario Monti. Il quale per pronunciarle è volato fino in Asia. Davanti al primo ministro cinese, a quello pachistano e a un certo numero di politici e imprenditori del Far East, il nostro premier se n'è uscito con frasi tipo: rilassatevi, non preoccupatevi della crisi dell'euro, l'Italia ha imboccato un sentiero solido. Che il presidente del Consiglio vada in giro per il mondo a rasserenare gli animi ci fa ovviamente piacere. Segno che non è preoccupato di ciò che accade in Italia. Anzi, da quel che si capisce non era poi tanto impensierito neppure a novembre, quando Napolitano l'ha chiamato in tutta fretta affidandogli la mission impossible di sostituire Berlusconi. Nel suo intervento al Boao Forum for Asia, la Davos d'Oriente, Monti ha detto che, nonostante gli osservatori internazionali fossero allarmati per la situazione dell'Italia, i fondamentali economici erano sostanzialmente solidi anche allora. Avete capito? Il capo del governo a noi fa descrizioni apocalittiche e ci tartassa, poi quando mette il naso fuori casa racconta un'altra storia. Non c'è motivo di stare in ansia per l'Eurozona né ragione di turbarsi per le nostre finanze. E a chi si dimostrava inquieto per le tensioni sulla riforma del mercato del lavoro, SuperMario ha tappato la bocca dicendo che il suo esecutivo gode di un appoggio inusuale e non convenzionale da parte dei partiti e di un largo consenso nell'opinione pubblica. E noi che pensavamo di essere nel pantano, con un Pil da depressione grave e una disoccupazione record. Noi che credevamo di essere sull'orlo della bancarotta, pronti a qualunque sacrificio richiesto, scopriamo invece che le cose non vanno poi così male. Allora uno si domanda: ma se gli asiatici possono rilassarsi e godersi la vita, come mai noi da quattro mesi non parliamo altro che di tasse e di tagli e non possiamo tirare neanche un sospiro? Se la situazione alla fine non era drammatica, perché tutto questo casino? E che di casino si tratti è certificato. I tecnici, una volta entrati a Palazzo Chigi, sono filati dritti come un treno, senza ascoltare nessuno. Il problema è che molto di ciò che hanno fatto ora scricchiola, perché certi provvedimenti non stanno in piedi. Prendete la storia degli esodati, brutto neologismo per indicare i lavoratori che sono stati incentivati all'esodo. In cambio di uno scivolo e con la promessa di ottenere a breve la pensione, operai e impiegati sono stati spinti a rinunciare al posto, dimettendosi. Ma ora, dopo lo scherzetto che gli ha giocato Elsa Fornero, sono senza stipendio e senza assegno previdenziale, in un limbo che potrebbe durare anni. Trecentocinquantamila persone che il governo ha preso per i fondelli, ignorando accordi sindacali e aziendali. Così, messi in mezzo a una strada, senza nessuno che se ne occupi, gli «esodati» sono alla disperazione. Non meglio è andata ad agricoltori e pastori, i quali da un giorno all'altro si sono trovati una supertassa tra capo e collo. Fondi agricoli, pascoli, cascine e malghe trasformati in ville e giardini e sui quali pagare fior di imposte. Vecchie baite equiparate a hotel di montagna, come se le stamberghe dessero un reddito. Il peggio però è stato fatto con l'Imu su prima e seconda casa, per la quale è stato previsto il versamento già a giugno. Peccato che nessuno sapesse ancora l'aliquota da applicare, in quanto ai Comuni era stato detto di prendersela comoda. Un pasticcio che sta togliendo il sonno ai contribuenti e ha indotto i centri di assistenza fiscale a supplicare l'esecutivo di rinviare la scadenza, ottenendo che ci si mettesse una pezza in extremis. Si aggiunga a questo che, mentre Monti fa il giramondo e annuncia una riforma che modernizzerà la rete di sicurezza sociale per i lavoratori, da noi la disoccupazione è alle stelle. Secondo l'Istat siamo poco al di sotto del 10 per cento e nel solo febbraio 44 mila donne avrebbero perso il posto. In prospettiva a fine anno rischiamo di avere il 16,6 per cento di senza lavoro in più, ovvero altre 335 mila persone a spasso. Di fronte a tutto ciò, come si può dire che la crisi è alle spalle, che i nostri fondamentali sono solidi? Mentre gente disperata giunge anche ad impiccarsi o a darsi fuoco, si può raccontare al mondo che il governo sta «modernizzando la rete di sicurezza sociale»? Non fossimo certi che Mario Monti è una persona sobria da tutti i punti di vista, anche da quello della gradazione alcolica, penseremmo che in Asia abbia alzato un po' il gomito, esagerando con il sake. Tesi che sarebbe avvalorata anche dal fatto che, nei giorni scorsi, uno dei suoi più importanti ministri, quello dello Sviluppo economico, ha dichiarato alla Camera che siamo nel pieno di una seconda recessione, la quale probabilmente durerà tutto l'anno. Ma noi, conoscendo il rigore del presidente del Consiglio ed essendo ottimisti di natura, osiamo sperare che quanto detto da Mario Monti sia vero. Che egli non sia né alticcio né impazzito, come tanti segnali indurrebbero a credere, ma che ne sappia una più di noi e la ripresa sia dietro l'angolo. Lo speriamo a tal punto che facciamo nostre le sue parole, con una sola semplice variazione: la crisi è finita, lasciateci in pace. Sì, toglieteci le tasse. Liberateci da un peso che rischia di farci sprofondare di più. Questo sarebbe l'unico segnale che tranquillizzerebbe i mercati. E anche gli italiani. dio Maurizio Belpietro